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Cattedrale riaperta, Perego: "Luogo che ha raccolto le gioie e le sofferenze del popolo"

Alla vigilia della Domenica delle Palme, centinaia di persone hanno assistito alla funzione religiosa

I fedeli tornano in Cattedrale, alla vigilia della Domenica delle Palme. La riapertura dell'edificio a un quinquennio di distanza dall'ultima volta segna il ritorno in un luogo che, pur nella persistenza di un cantiere aperto, restituisce il senso dell'accoglienza. Il pomeriggio di sabato 23 marzo è stato dunque introdotto dal ritrovo sul cortile del palazzo Arcivescovile, dalla commemorazione dell'ingresso del Signore in Gerusalemme e dalla Processione delle Palme.

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Un corridoio umano che si è diretto verso la Cattedrale, finalmente riaperta, per la Santa messa della Passione del Signore. Uno scenario che si è presentato alle diverse centinaia di persone accorse all'interno dell'edificio, caratterizzato da 192 coristi e 7 archi, e dal racconto a tre voci tratto dall'evangelista Marco, seguito dall'omelia, e dai doni all'Altare della Madonna delle Grazie.

Il vescovo Gian Carlo Perego sul cortile del palazzo Arcivescovile

L'omelia dell'arcivescovo

"Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, abbiamo rivissuto oggi - ha evidenziato nell'omelia il vescovo Gian Carlo Perego - l'ingresso di Gesù a Gerusalemme ritornando nella nostra Cattedrale, dopo cinque anni di chiusura per i lavori di messa in sicurezza in seguito al terremoto del 2012. E' stato un pellegrinaggio, con i rami d'ulivo tra le mani, in cui abbiamo cantato la nostra fede in Gesù Redentore. E' stato un cammino che ci ha ricordato il cammino di Gesù sulle strade di Gerusalemme e verso il Calvario. 'La fede nasce nell'incontro con il Dio vivente – ci ha ricordato Papa Francesco nell'enciclica Lumen fidei - che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c'è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro. La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo. Da una parte, essa procede dal passato, è la luce di una memoria fondante, quella della vita di Gesù, dove si è manifestato il suo amore pienamente affidabile, capace di vincere la morte. Allo stesso tempo, però, poiché Cristo è risorto e ci attira oltre la morte, la fede è luce che viene dal futuro, che schiude davanti a noi orizzonti grandi, e ci porta al di là del nostro 'io' isolato verso l'ampiezza della comunione'.

L'interno della Cattedrale durante la funzione religiosa

La fede è il dono più importante che si respira in questa Cattedrale: nella sua dedicazione a San Giorgio, martire e testimone della fede; nei simboli; nell'iconografia; in tutte le cappelle dei nostri Santi; dal Battistero (segno dell'inizio della vita cristiana) al presbiterio (luogo della celebrazione eucaristica del Vescovo), fonte e culmine della vita cristiana. Passato e futuro trovano la loro sintesi in questo luogo sacro, in questa nostra Cattedrale, che da quasi novecento anni vigila sulla nostra Chiesa e sulla nostra città, casa di Dio e del popolo di Dio. La Cattedrale è il segno della Chiesa che è protesa verso l'Aldilà come al suo ultimo destino, e, al tempo stesso, sempre solidale con le vicende umane che scorrono lungo i secoli, aprendo le sue porte alla città per offrire luce e sostegno, consolazione e speranza, custodendo, come in un libro prezioso, le più care memorie della nostra storia di fede. Saluto e ringrazio le autorità presenti - in particolare il prefetto e tutti i sindaci del territorio ferrarese - che hanno voluto vivere con la nostra Chiesa questo momento di festa. Al tempo stesso saluto e ringrazio tutte le maestranze, che con il loro lavoro hanno permesso questa riapertura odierna. E' un saluto e un ringraziamento, che vengono da tutta la Chiesa di Ferrara-Comacchio per aver condiviso una convergenza di progetti e di aspirazioni. Segno di unità della Chiesa locale attorno al vescovo, la Cattedrale è di tutti, accoglie tutti, aspetta tutti, perché l'Eucaristia che qui si celebra da quasi novecento anni è 'per noi e per tutti'. Oggi la festa prepara però la Settimana Santa: è la domenica dell'Osanna, ma anche del Crucifige, come abbiamo ascoltato dalla lettura della Passione secondo l'evangelista Marco, tappe necessarie verso la luce pasquale. E' la domenica in cui gioia e sofferenza camminano insieme, come nella vita. La Cattedrale nei secoli è stato il luogo che più di tutti ha raccolto le gioie e le sofferenze del popolo di questa città, nei diversi tornanti della storia, affidandosi al Signore e a Maria, Madre di grazie.

L'incontro con il Figlio e sua Madre in questa Cattedrale ha donato consolazione, ha ridato speranza, ha confermato la fede. Quando si gridavano in piazza violenza e guerra, in Cattedrale si chiedevano pace e rispetto; quando si umiliavano i poveri, in Cattedrale si gridava dal pulpito giustizia. Ieri come oggi. Dalle tre porte della Cattedrale - attualmente non ancora tutte aperte - sono entrate le persone per incontrare il Signore realmente presente nell'Eucaristia, ricevere il suo perdono, per affidare il proprio figlio appena nato, per celebrare l'amore di coppie di sposi, per salutare le persone defunte. Dalle tre porte della Cattedrale è entrata la vita della gente e dalle tre porte il popolo di Dio è uscito in compagnia del Signore 'via, verità e vita'. Nel racconto della Passione che abbiamo ascoltato, possiamo incontrare i volti delle persone che hanno varcato le porte di questa Cattedrale: la donna di Betania che regala il suo profumo; nostro fratello Giuda che pensa più al denaro che al gesto d'amore e di donazione della donna; i discepoli che preparano la Pasqua; la sicurezza di Pietro che diventerà la sua debolezza; la preghiera di Pietro, Giacomo e Giovanni che è breve e non accompagna la tristezza e il dolore di Gesù perché i tre
s'addormentano; i militari che arrestano Gesù. Poi ecco i sacerdoti, gli anziani, la folla, Pilato - politico insicuro che cerca la mediazione -, il violento come anche chi ha commesso un reato, le donne e le madri, il volontario che aiuta Gesù, Simone di Cirene, libico, e quello che dona il suo sepolcro, Giuseppe d'Arimatea. Tutti volti che hanno una grande contemporaneità. Tutti volti di una Passione, che viene riconosciuta dal Centurione come la Passione del Figlio di Dio, in una professione di fede semplice di un non credente. Tutti volti di una storia che si ripete.

Cari fratelli e sorelle, cari presbiteri, con la gioia nel cuore per la riapertura della nostra Cattedrale, lasciamoci accompagnare dal Signore in questa Settimana Santa a scoprire la Pasqua come il mistero centrale della nostra fede, mistero dell'umanità e dell'affidabilità di Dio, che rinnova il cammino e le soste sulle strade della nostra città e dei nostri paesi, testimoni della gioia del Vangelo. Così sia".

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