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Spal, sconfitta e nuovo incubo playout: la Torres è cinica, Rabbi no

Al novantesimo è 0-2: Galeotti non perfetto, Maistro sonnecchia, si rivede Siligardi

Altro che voli, sogni e speranze. La Spal torna pesantemente coi piedi per terra e, anzi, fa addirittura un sonoro passo indietro, rimpiombando nel fango della zona retrocessione. Una Torres cinica, veloce e ordinata sparecchia il prato del Mazza da ambizioni biancazzurre ben sopra la qualità della squadra. Il pensierino a posizioni nobili di classifica è durato il tempo di un fiammifero sotto l’acquazzone: la realtà dice che dietro tutto traballa di nuovo.

E con ‘dietro’ si intende sia la zona caldissima della graduatoria, sia il reparto appena qualche metro più in là di un (quasi, questa volta) incolpevole Galeotti. Eppure – già, perché c’è anche un eppure da piazzare lì – il tardo pomeriggio lavorativo ferrarese pare anche partire bene, con Siniega che dopo quattro giri di lancette stende Zilli e con il pubblico che sogna un’altra superiorità numerica record. Nulla di fatto, è solo giallo.

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Centoventi secondi e il baby Rao si divora il vantaggio, calciando di prima, debolmente e centralmente, da metri due, o forse neanche: sarà più grave ciò che combinerà 65 minuti più in là nel tempo il compagno Rabbi, ma resta comunque il rammarico di un altro giovanissimo prodotto di via Copparo che continua non decollare. A proposito di voli, sogni e piedi che tornano per terra. Il primo tempo è più a tinte casalinghe che isolane, ma di fatto succede poco di consegnabile agli onori di cronaca e storia. Da segnalare, oltre ai colpi di testa di Diakite e Valentini, il ko fisico di Zilli. Sarà da valutare. Ma certi fantasmi tornano.

La ripresa regala più gioie – ospiti – e più dolori, ovviamente a parti invertite. Minuto 54, Galeotti stoppa in uscita Zecca: minuto 57, Zaccagno fotocopia l’intervento su Petrovic. Minuto 59, fine dei giochi. Valentini intercetta di testa un lungo traversone, ma serve Fischnaller che di destro al volo accende un missile che si infila sotto la traversa. E’ il gol della settimana, va bene, ma la frittatona in salsa argentina è da indigestione pura per la banda di Di Carlo. E non c’è limite al peggio, ci si prepari.

Minuto 71, Antenucci spizza di testa per Rabbi che, solo davanti a Zaccagno, calcia addirittura fuori. Il Mazza ribolle, gli insulti si sprecano. Negli occhi di tutti si ridisegnano subito le occasioni fallite a Vercelli: clamorose, inconcepibili, per certi versi inaccettabili. Perché il ragazzo si guadagna la pagnotta facendo l’attaccante, così dice la distinta ufficiale. Ma proseguiamo, perché c’è altro. Magari finisse così.

Tre minuti e Scotto tira dai venti metri, Galeotti respinge malino, Maistro sdormicchia e Zecca insacca senza fatica. Anche qui, una fase difensiva da sangue agli occhi. E va bene che il 37 la pagnotta non se la porta a casa marcando, ma un minimo di spirito di sacrificio, quando la nave galleggia a malapena sul pelo dei playout, è lecito attenderselo. Macché. Chi nasce fantasista non può morire terzino, si dice così? Forse no, ma il senso è quello.

Siligardi è l’unica scossetta elettrica che tiene lì un po’ tutti fino al novantesimo, soprattutto quanto tenta il gol olimpico. Per i non avvezzi ai lavori è la rete segnata direttamente da calcio d’angolo. Non riesce per poco, ma almeno è già qualcosa. Cento metri più in là, poi, Ruocco veste i panni del buon Rabbi – non se ne abbia a male, suvvia - e colpisce il palo da un metro. Errore per errore, si scambieranno la maglia negli spogliatoi. Finisce 0-2, con una Torres espugna il Mazza con la sicurezza di chi si lucida al collo la medaglia d’argento.

Per la Spal è un brusco ritorno al presente, alla melma di un playout che non si stacca dagli scarpini. Pareva essersene andata a Vercelli, forse grazie al diluvio, all’acqua che in sostanza un po’ aiuta a pulire i panni sporchi. E’ tornata, prepotente, non appena il livello si è alzato e non appena, guarda un po', si sono riaccesi i riflettori di corso Piave. Sarà un caso? Chissà. Intanto domenica si torna lì, sul luogo del delitto, ma almeno alla luce del sole. C’è il derby contro il Rimini, alle due postmeridiane. Per provare a staccare da terra, di nuovo, quei piedi tornati prepotentemente giù. Nella fanghiglia della zona retrocessione.

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