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Venerdì, 26 Aprile 2024
Storia

Settant'anni per la pellicola 'Al Filò' di Florestano Vancini, raccontava l'arte ferrarese del Novecento

Il titolo del film, girato nel 1953 e trasmesso dalla Rai nel decennio successivo, richiama il nome dialettale del circolo artistico

Una pellicola che riporta nel cuore del Novecento, puntando per prima la cinepresa unicamente sull'arte ferrarese dell'epoca. 'Al Filò' porta la firma del regista Florestano Vancini che la girò nel 1953, mentre la Rai la trasmise sui suoi teleschermi negli anni Sessanta. Sono passati 70 anni dalle riprese di 'Al Filò', dal nome dialettale del celebre circolo artistico attivo a Ferrara dal 1950 al 1953 e basato sul sodalizio di artisti, intellettuali e politici. Il 'cenacolo' degli artisti, locali e non solo, aveva sede all'osteria Croce Verde di Pellegrino, si affacciava sulla piazzetta che sorgeva tra l'abside della chiesa di san Michele, via Boccaleone e piazza Schiatti. All'ingresso un grande 'caleidoscopio di dipinti', come li definisce il regista Vancini, "ci ricorda che un giorno l'osteria fu invasa dai pittori sulle pareti, che ne assaltarono i muri con i pennelli e si proposero di farne il loro cenacolo". Il film ne racconta ormai al passato la parabola, quando l'osteria degli artisti era giunta al finire dei suoi giorni.

"Ricorre quest'anno - ha commentato l'assessore comunale alla Cultura Marco Gulinelli - l'anniversario di un'opera documentale assoluta sulla città, sulla sua arte moderna, sulla sua storia, su un'epoca. Un'opera che è espressione del genio di Vancini e che testimonia la straordinaria vivacità artistica nella Ferrara di quegli anni". Lo storico dell'arte Lucio Scardino ha definito 'Al Filò' "un capolavoro assoluto nella Ferrara del neorealismo". Al film dedicò nel 1989 un suo articolo contenuto ne 'Il cinema in Padania' per Rosenberg & Sellier, e la curatela di una mostra, dal titolo 'Al Filò: l'arte a Ferrara dal 1945 al 1960', che si tenne nella sede del Circolo Unione di Ferrara fra marzo e aprile del 2015.

Nel dettaglio, la pellicola nata a colori ma trasmessa secondo i canoni in bianco e nero della tv dell'epoca, racconta l'opera e la vita di autori "uniti nella fedeltà a una tradizione e dall'amore per la loro città e la loro terra". Sono rappresentati il pittore Marcello Tassini, "artista istintivo e riservato che coltiva con amorosa fedeltà un mondo dolce di soggetti familiari", lo scultore Ulderico Fabbri, "infaticabile animatore della materia", con la "sua religione dell'armonia e del sentimento", Ervardo Fioravanti, "narratore ispirato dai motivi della vita di tutti i giorni", Giuseppe Virgili che, "partito da un pulito realismo, giunge a un'espressione lirica più intensa e ritmata nella quale la figura umana palpita seducente nella grazia musicale della danza". 

Vancini entra inoltre nello studio di Annibale Zucchini, "uno dei principali interpreti, tra gli artisti ferraresi, di figure popolari, che egli vede con drammatica commozione velata talvolta da una nota di satira sottile", Nemesio Orsatti, celebre incisore, ma non solo, con "la sua pittura limpida e intimamente classica, che affonda le radici nella scuola rinascimentale ferrarese", Galileo Cattabriga, "uno dei più appassionati cantori della poesia della pianura". Viene raccontata anche l'attività dei giovani della scuola d'arte Dosso Dossi, tra cui il docente Danilo Farinella, celebre soprattutto per le sue decorazioni.

Le immagini testimoniano anche uno spaccato storico della Ferrara del tempo: "Tutto attorno" al Filò "le piazzette e le viuzze sono cortili senza confine, caldi di vita, dove l'anima ariosa e bonaria della città offre sottili suggestioni e invita al cordiale conversare sulle strade, salotto di tutti".  Il film, oggi disponibile su Youtube, fu prodotto come opera prima della Phoebus Film, fondata nello stesso anno da Antonio Sturla e Niso D'Agostini, con la regia di Vancini, la fotografia di Sturla, le musiche di Benedetto Ghiglia, la sceneggiatura e il commento parlato di Vittorio Passerini.

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