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Immigrazione, il sindaco Alan Fabbri: "La crisi della manodopera non può essere strumentalizzata"

Alla posizione critica del primo cittadino, in occasione del centenario della Fondazione Fratelli Navarra, ha fatto seguito una replica della Curia

"La terra di proprietà altrui da 'regalare' agli immigrati come soluzione al problema demografico? La Fondazione Fratelli Navarra da trasformare in una Ong a tale scopo? Le dichiarazioni e i concetti espressi ieri dall'arcivescovo Gian Carlo Perego esprimono una inopportuna presa di posizione politica, in un contesto che non era certo politico, come l'avvio delle celebrazioni per i 100 anni della Fondazione Fratelli Navarra, e da parte di chi non dovrebbe fare politica, ma prendersi cura delle anime". Ne è convinto il sindaco Alan Fabbri che, nella giornata di giovedì, ha commentato le parole dell'arcivescovo che, in occasione della ricorrenza del centenario, aveva auspicato alla Fondazione di "diventare una porta sul mondo".

Un passaggio che è stato criticato dal primo cittadino, che ha aggiunto che "nel merito, balenare la possibilità della 'sottrazione' della proprietà privata altrui, in questo caso di una gloriosa Fondazione che in 100 anni ha dato sostentamento, opportunità a intere generazioni e fa ricerca e sviluppo, è un'esternazione fuorviante e a mio avviso grave. La terra, la proprietà privata, il lavoro di chi nella terra ha messo, ha investito, ha impiegato, e impiega, sudore e fatica meritano rispetto. La storia della Fondazione merita rispetto e un tema di assoluta priorità come la crisi di manodopera non può essere strumentalizzato in questo modo. La storia della Fondazione è già esempio di inclusione e ha dato possibilità e opportunità a tantissimi ragazzi, anche stranieri, mostrandosi come  esempio attivo e concreto di apertura alla comunità, di solidarietà, di vicinanza alle 'cose del mondo' e ai problemi globali".
  
Come premessa del disappunto di Alan Fabbri, la sua considerazione che "è certamente già nota la distanza siderale delle nostre vedute su questi temi, ma trovo gravissimo che un prelato si permetta una tale disinvoltura nel maneggiare situazioni complesse, esprimendo, in un contesto non certo adeguato o coerente, 'soluzioni' semplicistiche (come quella di colmare il gap demografico aprendo incondizionatamente le porte all'immigrazione), lanciando fantomatiche progettualità (come quella della trasformazione in Ong) che snaturerebbero la struttura e la tradizione della stessa Fondazione, e arrivando a considerare la proprietà privata quasi come un orpello, una disponibilità accessoria e discrezionale. Ricordo che queste visioni, quando sono state messe in campo nella storia, hanno prodotto  gravissimi danni".

A chiusura del proprio intervento, il sindaco si è augurato "una presa di posizione, e di distanza, anche da parte della stessa Fondazione", comunicando agli "abitanti di Malborghetto" che "come Amministrazione ci opporremo a ogni disegno che va nella direzione dell'accoglienza indiscriminata paventata dall'arcivescovo e che, in anni passati, ha già rivelato tutte le sue contraddizioni". Oggi, la Fondazione per l'Agricoltura Fratelli  Navarra, costituita nel 1923 dal lascito testamentario dei fratelli Gustavo e Severino Navarra, è Ente Morale dotato di un patrimonio immobiliare di oltre 600 ettari di terreno agricolo in provincia di Ferrara, con diversi fabbricati urbani e rurali, promuovendo lo sviluppo e l'economia agricola attraverso studi e sperimentazioni in frutticoltura e nelle colture estensive, con diversi riconoscimenti internazionali, e contribuendo al sostegno dell'omonimo Istituto agrario.

Alla posizione critica del sindaco ha fatto seguito una replica da parte della Curia. "Partendo dall'importanza dell'internazionalizzazione della formazione anche agricola, dalla fatica del convitto della Fondazione, dalla necessità di studenti e lavoratori nel mondo agricolo - ha spiegato una nota - l'Arcivescovo ha invitato la Fondazione Navarra ad aprire una porta sul mondo, valorizzando anche l'accoglienza di persone che hanno bisogno di casa, scuola, lavoro, terra. In questo senso, l'Arcivescovo suggeriva anche la collaborazione oltre che con l'Università con le Ong come l'Ibo o diventare essa stessa anche capace di progetti di cooperazione allo sviluppo in collaborazione con il Ministero degli Esteri e di un progetto Siproimi con i Comuni per richiedenti asilo, minori non accompagnati e rifugiati".

La Curia ha aggiunto che "non si è parlato di 'regalare' la terra agli immigrati, né di sottrarla alla Fondazione, ma semmai di farsi aiutare dagli immigrati – come già chiedono le Organizzazioni di categoria agricole anche del nostro territorio – a lavorare la terra; non si è parlato di 'accoglienza indiscriminata': si è detto che questa mancanza di lavoratori agricoli è unita al grave calo demografico anche dei paesi agricoli della nostra Provincia – in 30 anni abbiamo perso 60mila abitanti – anche nelle zone della Bonifica agraria. Si tratta, inoltre, di aiutare nella cooperazione allo sviluppo altri Paesi poveri a vocazione agricola, formando periti agrari e lavoratori della terra. Le persone hanno il diritto di migrare e anche il diritto di restare nella loro terra, ma vanno create le condizioni. Non si è trattato di un discorso politico, ma di un contributo alla vocazione educativa e al lavoro della Fondazione Navarra, con cui, tra l'altro, l'Arcivescovo aveva già avuto un incontro nei mesi scorsi".
 

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