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Martedì, 30 Aprile 2024
Guerra in Israele

Dimissioni di Moni Ovadia, Vittorio Sgarbi chiede al sindaco di respingerle

Il presidente di Ferrara Arte definisce la circostanza "una sconfitta della democrazia e della libertà di pensiero"

Le dichiarazioni di Moni Ovadia circa la sua decisione di lasciare l'incarico di direttore generale della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, in seguito alle polemiche per la propria posizione sulle vicende della guerra in Medio Oriente, hanno suscitato il commento da parte del presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi. Il sottosegretario alla Cultura, nel corso di un'intervista ad Adnkronos, ha sottolineato che "le due cose sono distinte: la dichiarazione di Moni Ovadia è quella di una persona libera in un Paese libero. Lui è caduto in un inganno per cui si è ritenuto che abbia espresso la sua opinione in una funzione istituzionale, quella del direttore del Teatro di Ferrara, ma in realtà non è così e questo non ha compromesso il Teatro". 

Una divergenza sul piano delle vedute, dunque, accompagnata da una difesa sul piano della libertà di pensiero. "Io mantengo la distinzione dicendo che non doveva fare quella dichiarazione - ha aggiunto il presidente di Ferrara Arte - ma lo difendo chiedendo al sindaco di rifiutare le dimissioni". Sgarbi ha aggiunto che "è nata la sensazione che il Consiglio comunale di Ferrara, essendo tutto contro di lui, dal Pd a Fratelli d'Italia, e da ultimo anche Italia Viva, potesse bocciare la richiesta di fondi per il teatro. Così lui si è dimesso per evitare che il teatro avesse un limite di finanziamenti per colpa sua".

Il sottosegretario alla Cultura ha evidenziato che "le dimissioni di Moni Ovadia dal Teatro Comunale di Ferrara, ove ha il ruolo di direttore generale, sono una sconfitta della democrazia e della libertà di pensiero. L'attività culturale, anche per chi rappresenta una istituzione importante, non può essere subordinata a una posizione politica. Il teatro di Ferrara ha raggiunto, con la gestione di Ovadia, ottimi risultati e non è mai stato il palcoscenico di attività politiche del suo direttore il quale, pur valutando l'opportunità di non esporre il suo ruolo per il Teatro a critiche per il suo pensiero, non può essere costretto al silenzio al di fuori delle sue funzioni e nessuno può capirlo meglio di me".

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