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Calcio Giardino-Arianuova-Doro / Corso Piave

Spal, ci pensa il capitano: sforbiciata di Antenucci, Recanatese battuta

Vittoria liberatoria, prima per il Di Carlo bis. Dalmonte, che errore. Peda rosso ingenuo

Nel momento più difficile. Nella partita decisiva. Con l’uomo in meno. Sotto la propria gente. Il capitano rovescia corpo e destino e torna a ruggire. La Spal batte la Recanatese come mai, quest’anno, aveva fatto: con la fame di un predatore che dal primo all’ultimo minuto morde ai fianchi la propria preda, fino a sfinirla, fino a sbranarla.

Poteva e doveva calare il sipario in maniera anche più comoda, perché un palo e una traversa (e, se vogliamo, anche un gol annullato per fuorigioco) meritavano applausi differenti. Alla fine, però, Ferrara gode, canta e respira. Lo fa con la cautela di una classifica che rimane traballante, ma con la speranza che l’era Di Carlo II porti in dote titoli di coda diversi rispetto al primo regno.

Bravi tutti, per una volta lo si può dire senza timore di smentita e senza che qualcuno si monti la testa. Bravo Dalmonte, che nonostante dopo 49 secondi riempia il proprio zainetto di un giallo pesante quintali, continua a correre leggiadro. Al minuto 54 si divora il gol della settimana, a tu per tu con Meli, ma in tempo di giubilo si perdona anche questo. Bravo Peda, che prima della follia del 72’ (entrata senza senso logico in qualsiasi galassia su Carpani e doccia anticipata) sbroglia ben più di una matassa. Anche qui, si conceda la grazia.

Bravo Maistro, inizialmente ai margini in una formazione tutta votata all’arrembaggio e poi puntuale nella sponda area per Mirco, l’eroe di serata. Robe da panchinaro di lusso, insomma. Bravo Buchel, che nel centrocampo palleggia tranquillo, mentre tutto intorno i giallorossi tentano di imbrigliarlo. E’ lui che stappa la bottiglia di champagne con cui Ferrara brinda, calciando la punizione da cui nasce il gol. E bravo Antenucci, ma li ci arriveremo poi.

Il match, di fatto, è un assolo biancazzurro. La squadra si muove come un’orchestra quasi perfetta, in pieno stile Sanremo, per rimanere avvinghiati alle vicende che in questi giorni ipnotizzano milioni di italiani. Nella prima frazione, Zilli al 20’ si vede sventolare la bandierina a rete gonfiata, Edera cinque giri di lancette più tardi timbra il palo interno col suo sinistro e, dopo due minuti, di nuovo Zilli consegna ai posteri l’azione dell’anno da ‘Mai dire gol’.

Cross di Ghiringhelli da destra, sponda aerea di Bruscagin sul secondo palo, sinistro del 21 biancazzurro che centra la traversa e poi rimbalza sulla spalla dell’estremo difensore recanatese, che poi blocca. Non entra, sembra destino. E forse lo è. Perché Mimmo tiene accanto sé, oltre la linea, l’uomo che il fato tende a rovesciarlo. L’ha fatto in passato, si ripeterà poco più in là sotto l’acqua del Mazza.

Minuto 72. Ci siamo. Punizione del nazionale del Lichtenstein, già detta, sponda area di Maistro, già detta, e girata al volo di Antenucci. E' 1-0. Girata, sforbiciata, mezza rovesciata: puristi calciofili, scegliete la busta che preferite. Lì, in quel gesto, c’è tutto: la tecnica, la coordinazione, la potenza, la voglia. La fame. La Curva, che giusto qualche minuto prima aveva intonato il nome del capitano pregandolo di salvare la baracca, esplode. Lui ne viene letteralmente inghiottito. E’ un’apoteosi che, in questo modo, non si vedeva da tempo.

Tempo lungo e difficile. Ma l’uomo simbolo l’ha cancellato. Tutto si è azzerato. E tutto, adesso, può ripartire. Martedì la preda si chiamerà Pescara, che mentre la Spal si intascava i tre punti, prendeva quattro sberle a Gubbio. Vietato, dunque, essere sazi. La strada verso la risalita è lunga e tortuosa: ma la sfida contro la Recanatese ha dimostrato che, se la fame c’è, i punti arrivano. Il destino di questo campionato non è ancora scritto. E in squadra, va ricordato, c’è sempre uno che quel destino lo può rovesciare in ogni momento.

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