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Arginone, i sindacati denunciano un'altra aggressione in carcere: "Gli agenti valutano il trasferimento"

Secondo le sigle un detenuto avrebbe colpito due poliziotti: "Lo Stato non risponde"

Un’altra aggressione all’interno del carcere di Ferrara. E’ quanto dichiarato dai sindacati della polizia penitenziaria, secondo i quali all’Arginone due agenti sarebbero rimasti feriti nel corso di una colluttazione con un detenuto. Il condizionale, in questi casi, è d’obbligo.

Secondo quanto si apprende, infatti, domenica pomeriggio un poliziotto sarebbe stato aggredito da un carcerato straniero che lo avrebbe colpito con diversi pugni al volto. L’agente, dopo aver fermato l’aggressore (senza causargli alcun danno), avrebbe poi chiamato i soccorsi.

Lo stesso soggetto violento – secondo alcuni testimoni sotto effetto di sostanze alcoliche prodotte artigianalmente – avrebbe a quel punto colpito anche un secondo poliziotto, intervenuto in soccorso del primo. Il tutto, prima di essere fermato definitivamente.

Secondo quanto riferito dalle sigle sindacali, i due operatori coinvolti, curati presso il pronto soccorso dell’ospedale, avrebbero riportato rispettivamente sette e cinque giorni di prognosi, in attesa di ulteriori accertamenti.

Ma non è tutto. Dalle notizie che filtrano, sembrerebbe che una rappresentanza di lavoratori abbia chiesto un incontro urgente con i vertici del penitenziario, al fine di ricercare soluzioni immediate in relazione ad una maggior tutela. “In risposta – sostengono le sigle – tale delegazione avrebbe ricevuto l’invito a chiedere il trasferimento in altre sedi. Il personale, fortemente amareggiato e demotivato, starebbe seriamente valutando tale opzione”.

“Presso il carcere ferrarese – spiegano Sappe, Osapp, Sinappe, Uilpa, Uspp, Fns Cisl e Cnpp - le condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro sono al minimo storico e i poliziotti penitenziari, già in grave carenza organica, fanno sempre più fatica a svolgere i propri compiti istituzionali”. Il malcontento nasce dal fatto che sembrerebbe che alcuni dei detenuti autori di gravi condotte violente non avrebbero ricevuto alcuna risposta da parte dello Stato e non sarebbero, per questo, stati allontanati. Per tale motivo, i sindacati si dichiarano pronti ad ogni atto di protesta (consentito) per dimostrare il loro dissenso.

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