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Reddito di cittadinanza, Fp Cgil: "Carenze negli uffici preposti alla pratica"

Per la sigla, difficoltà nel passaggio alle nuove misure decise dal Governo

Il tema dell'abolizione del reddito di cittadinanza continua a fare discutere. A questo proposito, è giunta una nota da parte della Funzione pubblica Cgil, che "non ha l'unico obiettivo di denunciare il comportamento, dal nostro punto di vista intollerabile, che il Governo ha tenuto sulla questione 'reddito di cittadinanza', ma anche e soprattutto di fare capire ai cittadini perché ci sia la grande necessità, nella Pubblica Amministrazione, di fare scelte organizzative logiche e mettere in atto un piano straordinario di assunzioni senza il quale rischiamo un collasso definitivo dei servizi. Quelli, per intenderci, che oggi garantiscono i diritti costituzionali".

La sigla sindacale ha sottolineato che "come per ogni Servizio pubblico, anche la migliore misura di sostegno alle famiglie risulta fallimentare se i lavoratori e le lavoratrici non vengono messi nelle condizioni di erogarla. In questo caso ci riferiamo agli assistenti sociali, professione fondamentale nel valutare le situazioni delle persone che si rivolgono ai servizi sociali territoriali, i primi punti di accesso per orientare al meglio gli utenti verso le risposte più congrue messe a disposizione dai servizi pubblici. Figura strategica spesso bistrattata tra disorganizzazione, piani di blocco del turn-over, esternalizzazione e precarizzazione dei Servizi sociali dove sono impiegati dipendenti degli Enti pubblici, delle cooperative o delle agenzie interinali in un quadro di grande confusione nel quale la presa in carico potrebbe finire in mano a troppe persone che lavorano con modalità organizzative e contrattuali differenti".

Da lì alla considerazione che "in questo quadro non certo roseo, dove queste professioniste e questi professionisti devono muoversi tra grandi difficoltà e grandi tensioni, si inserisce il terremoto del 27 luglio scorso rispetto alla gestione della fase transitoria che sancisce il passaggio dal reddito di cittadinanza alle due nuove misure che l'attuale Governo ha deciso di adottare come contrasto alla povertà, ossia 'l'assegno di inclusione' e 'il supporto per la formazione e il lavoro' (per gli occupabili tra i 18 e i 59 anni non in carico ai servizi sociali). Mentre gli operatori dei Servizi cercano, tra mille difficoltà, di gestire le situazioni degli utenti le cui problematiche si sono acuite nel caos di questi ultimi giorni, si rischia davvero di giungere al punto di non ritorno: gli operatori e le operatrici devono scontare anche carenze informatiche e comunicative tra gli uffici deputati all'istruzione della pratica (piattaforme diverse per uffici diversi, delocalizzazione degli sportelli)".

Una situazione, nella quale "l'erogazione della nuova forma di integrazione al reddito e contrasto alla povertà che sostituirà il reddito di cittadinanza pone ulteriori criticità, non solo perché cambieranno i requisiti per accedere a queste misure, ma anche perché alcuni di questi dovranno essere gestiti dagli stessi Servizi sociali, già in sofferenza con gli adempimenti attuali per la carenza di organico. In questo contesto quindi il Governo butta la bomba della sospensione del reddito di cittadinanza spostando più volte date e adempimenti finalizzati alle verifiche per la conservazione di esso per poi sospenderlo via sms mettendo letteralmente alla frusta il Servizio sociale e il suo personale, in un clima sociale di grandissima tensione dove a volte non esistono risposte a causa dell'assenza di strumenti per risolvere i problemi legati agli adempimenti richiesti dal Governo stesso per avere garanzia di continuità di erogazione del reddito".

Lapidario, pertanto, il giudizio della Funzione pubblica Cgil. "Riteniamo inammissibile questo metodo - ha concluso la nota - e per questo faremo fronte comune con le persone che lavorano nei Servizi, in primis gli assistenti sociali in questo caso, e soprattutto con quelle persone che hanno la necessità di usufruirne a causa delle condizioni di disagio che vivono. Non è sulle spalle di chi lavora e di chi soffre che va buttato questo caos".

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