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Salute

Giornata contro la poliomielite, le Aziende sanitarie: "Importante la sorveglianza"

La paralisi è la manifestazione più evidente della malattia, ma solo l'1% dei malati presenta questo sintomo

Martedì 24 ottobre si celebra la Giornata mondiale contro la poliomielite. Anche le due Aziende sanitarie ferraresi partecipano alla ricorrenza, sottolineando la necessità di mantenere un'adeguata sorveglianza sulla patologia infettiva, e in particolare sulle paralisi flaccide acute, una delle complicanze più gravi della poliomielite. Ma soprattutto sugli aspetti preventivi, legati alla puntuale e corretta somministrazione del vaccino. Infatti oggi, grazie alle estese campagne di vaccinazione e ai sistemi di sorveglianza, pochi casi sono riportati nel mondo.

In Italia è attiva una Rete di sorveglianza delle paralisi flaccide acute gestita dal Ministero della Salute, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, che consente l'individuazione e la notifica di tutti i casi di paralisi flaccida, dovuti a qualsiasi eziologia, in soggetti di età inferiore a 15 anni e di ogni caso di sospetta poliomielite in persone di tutte le età. Il sistema di sorveglianza delle paralisi flaccide acute, con raccolta di campioni per le indagini virologiche, permette di rilevare tempestivamente l'eventuale presenza di poliovirus, tramite il controllo di patologie che mostrano sintomatologia identica alla polio. La paralisi flaccida è una sindrome a inizio rapido e improvviso, caratterizzata da paresi o paralisi degli arti, con possibile concomitante interessamento dei muscoli respiratori e della deglutizione, che raggiunge il massimo grado di severità nel giro di alcuni giorni. Il termine 'flaccido' indica l'assenza di spasticità dei muscoli colpiti.

L'Unità operativa di Malattie infettive dell'Azienda ospedaliera universitaria di Ferrara, diretta da Marco Libanore, partecipa da oltre vent'anni, alla sorveglianza nazionale dei casi di paralisi flaccida. In stretta collaborazione con il Servizio di riabilitazione 'San Giorgio' dell'ospedale di Cona, sono analizzati i possibili casi a eziologia compatibile. L'unica arma di prevenzione per questa patologia è rappresentata dalla vaccinazione antipolio. Il vaccino antipolio in uso in Italia dal 2002 è quello definito 'inattivato', basato cioè su un procedimento chimico in grado di uccidere il virus senza fargli perdere la capacità di stimolare il sistema immunitario. La vaccinazione antipolio, secondo il calendario vaccinale, prevede la somministrazione di 3 dosi nel primo anno di vita, al terzo, quinto e undicesimo mese, seguite da 2 richiami al sesto e al tredicesimo-quattordicesimo anno di vita.

Per il territorio della provincia di Ferrara la vaccinazione viene offerta gratuitamente e attivamente, tramite lettera di invito, dall'Unità operativa di Igiene pubblica, afferente al dipartimento di Sanità pubblica dell'Ausl, diretti da Clelia De Sisti, nelle sedi vaccinali di Ferrara, Cento, Comacchio, Codigoro, Portomaggiore e Bondeno. La vaccinazione antipoliomielite viene offerta anche in occasione delle consulenze per i viaggiatori internazionali, quando la destinazione del viaggio è un Paese in area endemica.

Descritta nel 1789, la poliomielite è stata registrata per la prima volta in forma epidemica in Europa all'inizio del 1800, per diffondersi successivamente negli Stati Uniti. In Italia, nel 1958, furono notificati oltre 8mila casi. Nel nostro Paese la vaccinazione antipolio è obbligatoria dal 1966 e l'ultimo caso endemico di poliomielite si è verificato nel 1982. Nel 2002, l'Italia e tutta la Regione Oms Europa, è stata definita una Regione 'polio-free'. La ricomparsa della malattia, tuttavia, è sempre possibile, finchè ci saranno aree del mondo in cui l'infezione è presente e diffusa. Resta pertanto attiva la sorveglianza dei casi di paralisi flaccida acuta, una delle complicanze più gravi della poliomielite.

La poliomielite è una patologia infettiva, acuta, molto contagiosa, determinata da un poliovirus che colpisce il sistema nervoso interessando le cellule neuronali e inducendo una paralisi flaccida acuta che, nei casi più gravi, può divenire mortale. Non esistono cure per la poliomielite, se non trattamenti sintomatici che possono solo in parte minimizzare gli effetti della malattia. L’unica strada per evitare potenziali conseguenze è la prevenzione tramite vaccinazione. Esistono tre forme di poliomielite paralitica: la forma spinale, quella più comune, che si caratterizza per una paralisi asimmetrica e interessa principalmente gli arti inferiori; la forma bulbare, con interessamento dei nervi cranici; la forma bulbo-spinale che rappresenta una combinazione delle prime due.

Il virus della poliomielite si trasmette da persona a persona, principalmente per via fecale-orale, in quanto i soggetti contagiati lo eliminano per alcune settimane con le feci; ma, all'inizio, per un periodo limitato, la trasmissione del virus può anche avvenire per via orale, tramite le goccioline di saliva, per esempio con un colpo di tosse o degli starnuti). Anche chi non manifesta i sintomi della poliomielite può trasmettere il virus. La maggior parte delle infezioni da poliovirus decorre in modo asintomatico, mentre in altri casi si manifestano sintomi aspecifici di tipo influenzale, come febbre, affaticamento, mal di testa, vomito, costipazione (o meno comunemente diarrea), indolenzimento del collo e dolore agli arti. Tutte queste forme regrediscono completamente lasciando un’immunità stabile. 

In alcuni casi invece la moltiplicazione virale distrugge i neuroni motori che non si rigenerano, portando inabilità funzionale dei muscoli interessati, anche se in alcuni casi è possibile recuperare la funzionalità muscolare in modo completo. Una minima parte delle infezioni, circa 1 su 200 (secondo i dati Oms), porta a una paralisi irreversibile, mentre il 5-10% dei malati muore a causa della paralisi dei muscoli dell’apparato respiratorio. La paralisi è la manifestazione più evidente della malattia, ma solo l'1% dei malati presenta questo sintomo. Spesso la diagnosi non è agevole, soprattutto quando i sintomi sono pochi e aspecifici. Può essere sospettata in presenza di rigidità della nuca e del dorso con difficoltà di flessione del collo, a sollevare le gambe o in caso di riflessi anomali. Per la conferma diagnostica è necessario il prelievo di un campione biologico (ad esempio catarro o liquido cerebro-spinale); la ricerca del virus viene effettuata soprattutto nei campioni di feci prelevati nei primi giorni della malattia. 

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