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Poca Spal e tanta acqua, sospeso il match contro la Lucchese: Tacopina contestato

Stop per nubifragio dopo 57 minuti sul risultato di 1-2: Peda eurogol, ma quanti errori

Il nubifragio salva la Spal, almeno fino a data da destinarsi. E dirla così fa capire quanto (poco) di buono la squadra di Di Carlo abbia combinato nei 57 minuti scarsi di match prima che il cielo scaricasse su Ferrara e sul Mazza una quantità d’acqua – mista a grandine – da fare impallidire il buon Noè. Paragoni storici a parte, un dato è certo: il match contro i toscani rimarrà monco per sempre e trovare una chiave di lettura omogena sarà impossibile.

Tutti si arrovelleranno intorno ad analisi disfattiste od ottimiste, senza venirne a capo. Questo perché la partita, come detto, è stata troncata di netto, quando gli ospiti primeggiavano 2-1 e quando, soprattutto, lo stavano facendo con merito. L’alibi del “non è finita” è lì, appollaiato sul microfono del post partita come il più comodo degli airbag per salvarsi dall’impatto violento con la realtà. Ma la cronaca dello spezzone di sfida racconta che qui la strada verso la B è bella tosta.

Nel giro della prima mezz’ora, giusto per asciugare una cronaca che poi si bagnerà copiosamente, si contano sei occasioni ospiti, a dispetto di un tiro rimpallato di Dalmonte. Con un gol, prendiamo quello divorato da Russo al minuto 25, più facile da segnare che da sbagliare. Ed è solo un esempio. La Lucchese insomma non scarnifica la preda, mentre il cielo tuona, così come qualche tifoso irritato dal nulla biancazzurro.

Poi il miracolo, l’arcobaleno nel cielo sempre più plumbeo. Trentesimo esatto, punizione dalla sinistra gettata in area, batti e ribatti e su sponda di Valentini il buon Peda si avvita alla Carlo Parola (quello dello stemma di Panini, per intenderci), regalando uno dei vantaggi forse più immeritati della storia recente. Ma va bene così, anzi benissimo.

Perché la Spal è avanti, perché le nuvole sono nere ma ancora non piove e perché per cinque minuti Antenucci e compagni sembrano quasi il Brasile di Pelè al cospetto di Gibilterra. Sembra insomma che il pomeriggio possa finalmente filare liscio, come un capello scaldato a dovere dalla piastra di una signora che si prepara a celebrare il suo sabato sera. E invece no. Il sabato non sarà di gala. Tutto, all’improvviso, si attorciglia di nuovo.

Il gol del momentaneo 1-0 di Peda (Foto Spal)

Guadagni, di nome e di fatto, si conquista – dai, va bene, lo diciamo, si guadagna – la gloria personale, insaccando l’1-1 di testa dopo un’altra acrobazia circense, stavolta firmata Russo, a tre giri di lancette dallo scoccare del riposo. Doccia fredda, come quella che adesso inizia ad appesantire maglie e pantaloncini degli atleti. Ma è ancora nulla in confronto a quello che accadrà (e quella che cadrà) di lì a poco.

Nell’intervallo ha inizio l’apocalisse. Prima la pioggia, poi la grandine, quindi l’arbitro che sgattaiola fuori dagli spogliatoi salvo tornarci a gambe levate subito dopo. Dieci minuti di attesa, poi di nuovo tutti al fresco. Nove giri di lancette e il patatrac è compiuto: calcio d’angolo Lucchese, incornata sul primo palo di Benassai e vantaggio ospite. C’è, però, solo il tempo di esultare, poi si torna di nuovo negli spogliatoi, perché l’onda d’urto del temporale è impressionante.

Il campo è una risaia, mentre l’aria si opacizza quasi fosse già tempo di nebbia novembrina. E continua. E continua. L’attesa è lunga, i cori forti e la pioggia sembra voler star lì a godersi lo spettacolo di uno stadio che ribolle davanti al nulla: tutto dura circa un’ora prima che il match venga sospeso. Fino a data da destinarsi.

In mezzo c’è spazio solo per Tacopina che sotto al nubifragio raccoglie un pallone in mezzo al campo e lo regala ai tifosi. Il primo lancio viene respinto da un seggiolino e forse è un segnale. Fermati Joe. E invece no. Il presidente ci riprova e apparentemente ci riesce. Ma gli ultras non apprezzano, perché non dimenticano quel dito alzato qualche mese fa. Così il Taco torna negli spogliatoi tra cori tutt’altro che generosi. Pensando a chissà cosa.

Sicuramente ad una Spal che ancora non ha ingranato, che segna poco e subisce troppo. Che in casa ha una media da Gibilterra, giusto per rimanere in tema, e ad un Di Carlo che in conferenza ha già parlato di otto o nove giornate per oliare bene tutti i meccanismi. Ma se anche così fosse, servirà un lubrificante davvero miracoloso, perché nemmeno un inferno d’acqua ha reso più fluidi Antenucci e compagni. Anzi è parso proprio il contrario. Che quell’acquazzone abbia, almeno per 57 minuti, arrugginito ancor di più meccanismi e certezze. Prima però, come detto, di aver salvato il gruppo dall’ennesimo scivolone. Fino a data da destinarsi.

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