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Venerdì, 26 Aprile 2024
Calcio

Spal, al Mazza va in onda il festival dei rimpianti: spreca vantaggio e superiorità, pari beffa dell'Ascoli

Dickmann segna quasi senza volere, Celia in difficoltà. Ma quell'errore pesante di Moncini...

Rimpianto: ricordo nostalgico e dolente di occasioni mancate. Così recita La Treccani, che lunedì andrà in stampa con la nuova edizione, aggiungendoci la dicitura “vedasi Spal-Ascoli”. E non si parli di sfortuna o astri sbilenchi. Il punticino del Mazza è misero perché tali sono le occasioni della squadra di De Rossi in un secondo tempo da avanti tutta. Ma oltre le intenzioni, questa squadra non va.

E nel festival dei rimpianti, al triplice fischio c’è anche chi rispolvera il nome di La Mantia, assente per una sindrome gastrointestinale piombata all’improvviso nella notte: quei dolori che, in tempo di mercato, fanno alzare il sopracciglio all’Ancelotti, per usare un eufemismo. Ma crediamoci, dai. Anche perché la sostanza non cambia. In campo non si segna. E mettete via pallottolieri vari: il disco questo è, si ballerà sta musica fino a maggio inoltrato.

Alla vigilia De Rossi si spertica in lodi per i marchigiani e per i primi dieci giri di lancette ha pure ragione. I bianconeri attaccano, i biancazzurri si chiudono. Poi al minuto 16, Dickmann, dalla destra, decide che crossare è troppo scontato. Gira la manopolina del piede su ‘tiro’ e insacca l’1-0. Leali - non Fausto, non è sua la musica da ballare - è sorpreso. Il pubblico, in buona parte, pure. E anche Lollo ci crede solo quando la rete si agita. Infatti esulta a metà e di questi tempi, ciccio, è un altro bel rimpianto. Perché di occasioni così ne capitano con il contagocce, lo abbiamo detto e lo ribadiamo. Due minuti dopo Alfonso entra in piena modalità ‘settimana bianca’ e si diletta in un doppio slalom gigante su Gondo: brividi, olè, applausi.

Dickmann ci riprova, poi tocca a Dionisi. Poi, e qui fermiamoci un attimo, è la volta di Moncini. Ci fosse ancora ‘Mai dire gol’, il gesto (poco) tecnico del 9 sarebbe grasso che cola per la sigla del programma gialappiano. Minuto 32: Peda incorna, Leali respinge corto e Gabriele spara fuori da un metro. No dai, facciamo mezzo metro. O anche qualcosina in meno. Non ci crede lui, non ci crede nessuno. Come sul gol di Dickmann. Poi si sarebbe dovuto passare al catasto del Var per protocollare il tutto, va bene, ma è lì che la Treccani capisce di dover ristampare il faldone in questione.

Al 41esimo, così, arriva la doccia fredda. Cross dalla sinistra di Falasco, Meccariello si ferma, Celia dietro pure, Adjapong in mezzo no e in scivolata batte Alfonso, che intanto era partito davvero per la settimana bianca. Segna l’Ascoli, ma segna tutto pure La Treccani. Non c’è nemmeno il tempo di arrivare all’intervallo che Giovane (e inesperto, verrebbe da aggiungere) decide di imitare la passeggiata a vuoto di Alfonso, ma lo fa sul polpaccio di Valzania: il Var sentenzia la tinta più scura e gli ospiti vengono decimati. Svolta? Macché. Tutto materiale buono sempre e solo per l’enciclopedia più famosa d’Italia.

Già, perché il secondo tempo è un lento incedere di minuti, che si accatastano uno sull’altro senza emozione alcuna. I marchigiani si chiudono, la Spal ci sbatte il muso più e più volte contro. Poi le sceneggiate bianconere fanno il resto, con giocatori che cadono come in battaglia, salvo poi tornare arzilli e pimpanti come bambini all'annuncio della merenda. L’occasione più pericolosa, nel frattempo, è un colpo di testa, alto, di Zanellato. Per dire. Poi sempre il 10 spallino lascia lì per Lungoyi che all'87esimo centra il palo. Sarebbe stata la beffa delle beffe, ma non è che il bottino finale sia poi molto meglio.

Fino all’arrivo del benedetto recupero, sei minuti, e lì il rimpianto prende quasi fattezze umane, tanto è concreto. Minuto 93, da una mischia sbuca un pallone che Rauti incorna a un metro da Leali. La sfera si alza quel tanto che basta, accarezza dolcemente la traversa poi fila via veloce sul fondo, come uno slittino sulla neve fresca. Tanto per rimanere in tema montagnolo. E’ un’immagine fredda, come i numeri che certificano una sterilità offensiva da far gelare il sangue.

La Spal non segna almeno due gol nella stessa partita dal 4 dicembre (derby contro il Modena, tra l’altro perso). La Spal non segna almeno due gol, portando a casa qualche punto, dal 22 ottobre (5-0 al Cosenza). Da tre mesi. Tutto materiale buono per i portieri avversari, sicuramente, ma anche per La Treccani, che lunedì esce con una nuova dicitura di ‘rimpianto’. E si spera, poi, non debba ristampare altre parole - non diciamole per scaramanzia - verso metà maggio.

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