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Lunedì, 29 Aprile 2024
Arte

Gian Pietro Testa, il ricordo di Scardino: "Fu allievo di Edgardo Rossaro e amico di Paolo Baratella"

Alcune testimonianze ricordano la sensibilità artistica del cronista e la sua partecipazione a mostre collettive

Dal giornalismo alla pittura, dalla narrativa alla poesia. Erano molteplici in Gian Pietro Testa le declinazioni d'indagine sulla realtà. Una ricerca destinata a essere coltivata anche attraverso l'arte. E a conservare tracce dell'opera del giornalista recentemente scomparso, ci sono le collezioni civiche. Nel giorno seguente alla scomparsa dell'autore viene ricordata nello specifico la sua attività pittorica, attraverso un dipinto custodito dalle Gallerie d'arte moderna e contemporanea del Comune. Il titolo è 'Metamorfosi 1. Albero mostro'. Un'opera del 1991, realizzata con tecnica mista su tavola di legno massiccio, donato dall'autore al termine di una personale alla sala Orsatti al Centro Civico di Pontelagoscuro, in quell'anno. E nuovamente esposta alla mostra 'Fetonte e dintorni'. Il dipinto rappresenta infatti l'ironica metamorfosi di un fratello di Fetonte, trasformato in albero. L'opera è a sviluppo verticale, di 1 metro e 63 centimetri di altezza per quasi 60 centimetri di larghezza. 

Il quadro Metamorfosi 1. Albero mostro'

"Testa - ha ricordato lo storico dell'arte Lucio Scardino - come pittore, realizzò qualche esposizione e partecipò a collettive. Fu allievo del pittore Edgardo Rossaro, di grande qualità, nel 1950, e amico personale anche di un altro artista ferrarese e scrittore, Paolo Baratella, di cui abbiamo presentato l'autobiografia il 31 maggio 2022, alla biblioteca Ariostea".  

"Ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere personalmente Gian Pietro Testa - ha raccontato l'assessore comunale alla Cultura Marco Gulinelli - e di apprezzare l'uomo e la sua opera. L'arte era per lui un mondo a cui affidava la propria ispirazione e attraverso l'arte sembrava esorcizzare i drammi di cui aveva scritto e la violenza che aveva visto con i suoi occhi. Dipingeva, allo stesso tempo, con grazia e brutalità. La sua era un'opera che, mi piace definire, drammaticamente poetica".

"Piangiamo - ha evidenziato Lucio Scardino - un uomo di cultura, autore di inchieste storiche, un cronista sapiente e coraggioso che ha dedicato la propria vita alle arti della scrittura e della pittura e che ha servito e onorato Ferrara, col suo impegno, col suo lavoro, con la sua passione. Da editore ho avuto il piacere di pubblicare tre suoi libri: 'Il linciaggio', un romanzo storico ambientato nella Ferrara del dopoguerra, 'L'ultima notte di Savonarola', un suo testo teatrale messo in scena alla sala polivalente da Renato Carpentieri, e 'Obiettivo Ferrara', con foto di Luca Gavagna in bianco e nero che documentavano la Ferrara sotto i profili economico, politico, sociale". 

E su Facebook a ricordare quello che definisce "più di un fratello" è anche lo stesso Baratella: "sembrava che i nostri pensieri fossero gemelli, ogni giorno a Milano confrontavamo le nostri opinioni sulla politica, sull'arte e sulla attualità e su ogni cosa che ci veniva in mente per farci sghignazzare sulla vita alla quale davamo un valore relativo. Il personaggio principale del mio primo romanzo si chiama Fraschenor che è in fin dei conti Gian Pietro Testa personaggio di un suo romanzo, in un intreccio fantastico. Piango il mio più caro amico col quale ho condiviso ogni cosa a Ferrara e  in quella casa di corso Monforte a Milano dove visse mia figlia Silvia piccolina per lungo tempo, quando io ero a Berlino. Saluto Enrico, suo figlio, abbracciandolo forte, facendoci le condoglianze reciproche e tutti gli amici comuni di Ferrara e Milano. Grazie fratello per tutto quello che mi hai dato".

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