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Corti di Angelica, Colaiacovo (Pd): "A rischio la realizzazione di un'opera di rigenerazione urbana"

Il consigliere Dem si è soffermato sui tempi relativi all'attuazione del progetto Pnrr

Una critica all'Amministrazione, sui tempi del progetto relativo alla realizzazione delle Corti di Angelica, è giunta dal Partito Democratico. "Era l'11 febbraio 2021 - ha sottolineato nelle sua premessa il consigliere comunale del Pd Francesco Colaiacovo - quando la Giunta annunciava la riqualificazione di quello che rimaneva dell'ex palaspecchi, dopo che Fabbri appena eletto, aveva inaugurato in pompa magna quelle che erano state il capolavoro di Tagliani, 'le Corti di Medoro'. Sono trascorsi trenta mesi in cui sono state anticipate importanti risorse per la caserma della polizia municipale e spese circa centomila euro per coprire con teloni di cantiere un edificio attualmente di proprietà privata, ma di quello che doveva essere il principale intervento del Pnrr a Ferrara niente altro. All'indomani del provvedimento del Governo che ha tagliato oltre 15 miliardi di euro dal Pnrr si è parlato di rischi risorse per le Corti di Angelica, in realtà se il Governo Meloni ha tante responsabilità di cattiva gestione dei problemi del nostro paese, ritengo che le criticità sorte relativamente alla realizzazione di tale progetto siano tutte da addebitare all'incapacità di Fabbri di gestire situazioni complesse". 

L'esponente Dem aggiunto che "ha candidato un progetto senza avere la disponibilità dell'area di proprietà di Ferrara 2007 e in tutto questo tempo non ha avuto la capacità di addivenire a una soluzione positiva della vicenda. Nel marzo 2021 alla richiesta di acquisto da parte del Comune, la società Ferrara 2007 proprietaria dell'area, aveva immediatamente offerto la disponibilità a vendere, contestualmente a quella disponibilità il Comune aveva commissionato una perizia estimativa, sulla base della quale si poteva chiudere l'operazione e procedere con la realizzazione dell'opera che a oggi sarebbe stata presumibilmente conclusa".

Colaicovo ha concluso che "Fabbri ha fatto trascorrere inutilmente due anni per attivare la procedura espropriativa soltanto lo scorso 27 febbraio 2023, provocando chiaramente il ricorso al Tar da parte della proprietà, con le conseguenti lungaggini processuali che mettono in serio rischio la realizzazione di un'opera importante di rigenerazione urbana, nel più popoloso quartiere della città. Tanto tempo perso per valutare che è preferibile procedere all'esproprio, piuttosto che a una cessione volontaria, perché questa avrebbe esposto il Comune di Ferrara a gravi rischi correlati a una probabile procedura concorsuale liquidatoria, anche se è bene dirlo che la temuta revocatoria fallimentare, non si sarebbe potuta applicare nel caso in specie, perché si attiva soltanto in caso di provata mala fede del terzo, cosa che non si sarebbe potuto dire del Comune".

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