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Arte

A cinquant'anni di distanza dalla scomparsa del pittore Silvan Gastone Ghigi, scoperte sue decorazioni

E' stato inoltre costituito un comitato di studio attorno alla figura dell'autore: prevista una prossima mostra

Mezzo secolo fa se ne andava un pittore dal tratto fulmineo e dalla vita tumultuosa, un artista che visse fra Ferrara, Venezia e Parigi. Nella giornata di lunedì, infatti, ricorreranno i cinquant'anni dalla scomparsa di Silvan Gastone Ghigi, che morì proprio nella città estense, il 20 febbraio del 1973.

Questo cinquantenario ha svelato un'antica opera dell’artista, giudicato tra i più vicini a Filippo de Pisis, da cui riprende il tratto, lo stile, la pennellata veloce. Sono infatti recentemente riaffiorate antiche decorazioni nella sala Volta di San Bartolomeo in Bosco, un ex 'dancing' degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, oggi chiuso e in passato sede di un supermercato. 

A realizzare la scoperta è stato il ricercatore Corrado Pocaterra. Si tratta di un'opera in stucco, con frammenti in evidenza, che risale al periodo in cui l'autore, tornato a Ferrara dopo sette anni in Francia, si dedicò anche  alle decorazioni di caffè, sale da ballo e ristoranti, con la realizzazione di finte ceramiche e bassorilievi in scagliola. Delle decorazioni originarie della sala da ballo di San Bartolomeo si trova riscontro in alcune foto d'epoca, tra cui uno scatto recentemente diffuso da Lorenzo Roda, che lo ritrae sul palco con la sua band 'Lumache scalze'. Altre immagini storiche di locali decorati si trovano nel libro di Giuliano Trombini, 'Un pop di beat'. 

La ricorrenza del mezzo secolo dalla scomparsa di Silvan porta con sé, inoltre, un'ulteriore novità. E' stato infatti costituito un comitato di studio attorno alla figura dell'autore. Con Pocaterra, ne fanno parte lo storico dell'arte Lucio Scardino e Galeazzo Giuliani, autore di un'enciclopedia degli artisti ferraresi. Gli studiosi, e appassionati dell'opera e dell'arte di Silvan, prepareranno con il gallerista Paolo Volta una prossima mostra, alla galleria del Carbone, proprio in questo 2023, omaggiandone la memoria. Una mostra che intende andare in scena sotto l'egida sia del Comune di Ferrara sia di quello di Venezia, con cui sono già stati presi contatti.
 
Ghigi nasce a Venezia il 18 aprile 1928 e si trasferisce presto a Ferrara con la madre, dopo la separazione dei genitori. Qui, incoraggiato dallo scultore Enzo Nenci, frequenta il Liceo Dosso Dossi. Attraverso la compagna di studi Bona De Pisis, conosce lo zio Filippo de Pisis, che gli imprime la inconfondibile maniera post impressionista. Assimilato il gusto 'depisisiano', si trasferisce in Francia, tenendo diverse mostre personali tra Parigi e la costa Azzurra. Tornato definitivamente a Ferrara nel 1958, porta in città e in tutta la provincia un raffinato gusto decorativo. Alla sua morte, la madre Maria con la quale visse fino all'ultimo giorno, decide di donare, congiuntamente a suo fratello Antonio, alcune opere di Silvan, in loro possesso, al Museo civico d'arte moderna di Ferrara.

Nel 2008 Scardino, tratteggiando il ritratto del pittore nel suo 'Verso Ferrara. Quaranta pittori ferraresi del '900', scriveva: "Personaggio inquieto (e inquietante) del milieu cittadino, pittore assai commerciale, come rivelano numerosi suoi quadri apprezzatissimi soprattutto dai ferraresi, morì tragicamente, travolto da un camion che aveva invano tentato di fermare. Virtuosisticamente dotato, Silvan seguiva spesso solo il proprio istinto, preoccupato quasi unicamente d'esprimere uno 'smisurato', sensualissimo amore per il colore, come de Pisis o come Galileo Cattabriga, completando così idealmente la 'trilogia' dei grandi coloristi ferraresi-veneto-parigini del Novecento estense. Il Ghigi diede anche lezioni private di pittura: fra i suoi allievi furono Adelchi Riccardo Mantovani e Rosamaria Benini".

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