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Lunedì, 29 Aprile 2024
Calcio

La Mantia torna bomber, ma non basta: per la prima Spal di Oddo è un pareggio s'Como'do

La squadra gioca 20 minuti, poi tira il freno a mano. Orrore Peda-Alfonso, solo il Cosenza resta dietro

La leggenda della vittoria casalinga continua. C’è chi, tra i tifosi della Spal, giura di averla vista dal vivo, in un tempo ormai remoto. Roba mitologica, insomma. Anche contro il Como, i tre punti rimangono un miraggio. E il deserto, intorno ai biancazzurri, è sempre più arido. La prima di Oddo va in archivio con venti minuti buoni e settanta abbondanti di nulla cosmico. La scossa tanto attesa dura il tempo di constatare che La Mantia è vivo ed è tra noi. Poi è di nuovo buio.

I fogli su cui è scritto il copione della partita sono ormai consumati: la Spal parte benino, trova il vantaggio, poi prende entrambe le mani e tira il freno a mano più forte che può. Lì si arena, da lì non schioda più. Son passati Venturato, De Rossi e Oddo, ma tutto rimane immutato: l’allenatore di turno è quella fidanzata che cerca di schiodare la macchina, ma quel freno a mano inserito dal proprio ragazzo è così profondo che ogni tentativo è vano. I cambi del neo tecnico non incidono, ma l’impressione è che pescare dalla panchina sia come gettare l’amo in una vasca da bagno: non si tira su granché, se non forse una paperella di gomma, che fa simpatia, ma nulla più.

Pronti via e il pomeriggio sembra da sole pieno. Minuto 6: Nainggolan ruba una palla al limite dell’area avversaria, tira, Gomis (sì, quel Gomis) respinge ma lo fa sui piedi di La Mantia che, di sinistro, insacca il vantaggio. Miracolo al Mazza. Che poi la partita del numero 19 finisca di fatto lì è un’altra storia. Ma vabbè. Almeno si è sbloccato. Il problema è che sbloccato lui, si inceppa il resto della squadra. Perché dopo un’altra spizzata del bomber (con annessa parata dall’ex), cala il sipario sulle trame biancazzurre. Piazzola di sosta, quattro frecce, freno a mano. E addio sogni di gloria.

Tocca al Como iniziare a giocare. Lo fa, nemmeno così bene, fino al novantesimo inoltrato. Ma almeno ci prova. La Spal, invece, si chiude. E, puntuale, al 38esimo subisce anche il pareggio, con dormita difensiva annessa. Cutrone, da destra, fa partire un cross sul primo palo sul quale Gabrielloni anticipa Peda. Errore marchiano del polacco, mentre Alfonso non intuisce nemmeno l’intento dell’avversario e si tuffa dal lato opposto. Orrore, più che errore, della retroguardia e tutto torna in equilibrio.

Diciamoci la verità. Lì il pensier comune è uno: ok le disattenzioni, ma la partita è passabile, chissà cosa può accadere nella ripresa. Nulla. Niente. Zero. Vuoto totale. Le due compagini non è che giochino male. Non giocano proprio. Né un sussulto, né un’azione degna di nota. Né un brivido, dovuto, che ne sappiamo, ad una mischia. Macché. Roba da chiedere il rimborso, perché il biglietto contempla due tempi e qui i ragazzotti in braghette ne hanno giochicchiato sì e no uno.

A referto ci va, così, una punizione del ninja che Gomis devia in angolo. Parata importante che fa imbufalire la curva. Perché non diciamo che dovesse regalare un gol, ma poteva fare a meno di compiere il mezzo miracolo del sabato, ecco. Ma pazienza. Poi ci sarebbe un’altra occasione. Potenziale, perché Da Riva (ex, che ora gioca di là) sul dischetto del rigore ciabatta il possibile gol da sentenza capitale. Meno male, ma è l’istantanea di una qualità comune decisamente bassa, come bassa è la posizione in classifica di entrambe.

La Spal chiude la giornata al penultimo posto. Perché il Benevento vince, vince l’Ascoli, mentre il Venezia e il Cosenza pareggiano. E meno male che Marras sbaglia un rigore, se no adesso saremmo qui a parlare di fanalino di coda. Non quello della macchina, ancora là ferma con il freno a mano di tirato, bensì quello di una squadra che ad ogni conferenza stampa sembra rinata, per chi la amministra. E invece affonda sempre di più. Ah, inciso. Ora si va a Genova, poi si aspetta in casa il Frosinone (capolista). Robetta non proprio semplice semplice. Robetta da star qui ancora a gufare le altre. Robetta, poi, da rischiare che la leggenda che narra che un tempo la Spal sapeva vincere al Mazza possa rimanere tale.

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