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La Spal sacrificata sull'Altare della sconfitta: vince il Cagliari, è la storia che si ripete

Prati sembra Pirlo ma Alfonso combina guai: così 'Sor' Claudio castiga il suo allievo

Se la storia è lì a raccontarlo vuol dire che sotto sotto è giusto così. La Spal, a Cagliari, non ha mai vinto. E nella notte di un freddo venerdì di fine gennaio se ne guarda bene dal rovesciare ciò che generazioni di biancazzurri hanno ormai scolpito nella pietra di questo sport. I rossoblu si impongono per 2-1 perché tirano di più, segnano di più (addirittura quattro gol, poi il Var concede la grazia ad un Alfonso in versione fantozziana) e perché, in effetti, pareva brutto smontare il castello di precedenti statistici pro-padroni di casa.

Il derby del ninja Nainggolan – che arriverà, perché lo vuole il suo ‘capitan futuro’ – finisce con un altro ex romanista che esulta: Sor (o Sir, dopo l’impresa di Leicester fate un po’ voi) Ranieri. Claudio e Daniele. Storia di amicizia, amore della maglia e rispetto. Storia di uomini persi e poi ritrovatisi, di nuovo uno accanto all’altro a bordo campo. A guardarsi negli occhi, a ricordare i vecchi tempi, ora a sfidarsi. Perché si sa, l’amore non ha età, fa giri immensi poi torna sempre sul praticello verde di qualche stadio della Penisola. Claudio, mani dietro la schiena stile umarell, sfianca De Rossi nel secondo tempo. E la Spal carica sull’aereo del ritorno un’altra buona dose di rimpianti.

Pronti via, Zanellato pare Kakà. Traccia profonda per Rauti, poi anticipato. Ma fuori dall’azione succede qualcosa: Valzania subisce un colpo alla caviglia, sembra farcela, ma tempo nemmeno dieci minuti e alza bandiera bianca. Cinque giri d’orologio e alla Unipol Domus (vabbè, tralasciamo il marketing che inzacchera la storia) si esulta: punizione di Kourfalidis, Altare sovrasta la coppia Zanellato-Varnier e inzucca il vantaggio. Poi, mentre Lapadula cerca il rigore con l’insistenza di una zia che al pranzo di Natale ti chiede quando le presenti la fidanzatina, Prati disegna calcio. Cancelliamo l’immagine di Zanellato-Kakà, peraltro azzardata come scommettere su Mick Schumacher capace di eguagliare il papà, e immortaliamo tre lanci di Matteo in versione Pirlo.

Prima mette Moncini da solo in area. Poi si ripete con Murgia. Quindi pennella l’assist vincente per Celia: traversone a tagliare dalla trequarti e il 21 biancazzurro, di piattone sinistro, trova la rete del pari. E’ il minuto 42 e la fiammella della speranza, per cambiare quella maledetta storia isolana, si riaccende. Ma è un bagliore che l’intervallo, inevitabilmente, smorza. Perché se si esclude una mezza spaccata di Varnier in zona offensiva (con pallone sfiorato, ma nulla più), il resto del match è a tinte rosse e blu.

Minuto 64: angolo Cagliari, pasticciaccio brutto di Alfonso, gol. Ma l’arbitro annulla perché la traiettoria della sfera, nel tragitto dalla bandierina all’area di rigore, ha varcato la linea di fondo. Minuto 69: angolo Cagliari, pasticciaccio brutto di Alfonso, Peda e Zanellato, Altare raccoglie e insacca la doppietta. Ma l’arbitro annulla perché Lapadula si era lanciato a corpo morto sul gruppone biancazzurro. Fallo di confusione, insomma, con il piccolo particolare che Peda stampa la capoccia contro il palo e ci rimedia una chiellinica fasciatura.

Minuto 76, è la volta buona. Cross dalla trequarti e Lapadula, in spaccata, insacca. Nel replay si apprezza un mezzo fallo dell’italo-peruviano, che poi colpisce con la faccia e quindi con il ginocchio (c’è il dubbio della mano, ma tale rimane). Una carambola buona per riderci, se non facesse piangere la Spal. Che avrebbe anche una doppia occasione per pareggiare, prima con un tiro di Prati (deviato, fuori) e poi con uno di Meccariello (sempre deviato, sempre fuori), prima di un doppio contropiede divorato male da Zappa prima e da Rog poi.

Poi la perla (e lasciamo la ‘e’, anche se andrebbe forse cambiata la vocale). Maistro, al 96esimo e sbrisga, si rivolge all’arbitro con un tono non proprio da serata di gala al Casinò di Monte Carlo. Rosso diretto e non è quello buono del tavolo da gioco. Finisce con la Spal sacrificata sull’Altare della sconfitta, forse immeritata, ma già consegnata alla storia. Quella che, tra poco più di una settimana, (ri)passerà dal Mazza, nelle fattezze di un certo Mirco Antenucci. Lo ricordate? Ecco, la pagina da scrivere, in quel caso, dovrà essere ben diversa da quella sarda. E chissà se a incidere un nuovo capitolo nella pietra di questo sport non possa essere, magari, una spada. Magari quella di un ninja…

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