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Testa, concretezza e apertura alla città. Ecco il vademecum di Oddo per risalire: "Ho sentito De Rossi e..."

L'allenatore si è presentato alla città elogiando Nainggolan e la curva, ma senza sbilanciarsi a livello tattico

Massimo Oddo, massimo impegno. Battute a parte (anche se la dichiarazione è sua), il terzo allenatore stagionale dei biancazzurri – nonché secondo campione del mondo – è sbarcato a Ferrara con una sola missione: salvare la Spal. E, per farlo, punterà sin da subito al sodo, senza fronzoli.

Mister, innanzitutto, crede alla salvezza?
“Certamente, se no non avrei accettato questa sfida. C’erano tanti allenatori sul mercato e sono felice che la Spal abbia scelto me. In passato ho compiuto tanti errori a seguito di scelte affrettate, mentre ora sono maturo e pondero su tutto: se sono qui è perché ci credo. E darò il 100%”.

Quali stimoli ha, ora, a Ferrara?
“Molti. Ferrara è una piazza di calcio importante. Mi ricordo che venni qui in Serie C, quando giocavo a Fiorenzuola e c’era la curva piena. Come anche adesso e negli anni di Serie A. Lo stadio è caldo, la gente trasmette calore. Questo è un ottimo punto di partenza e deve essere uno stimolo”.

Com’è stato il primo impatto con la squadra?
“Sono arrivato in una realtà che è in difficoltà, è un dato oggettivo. Io sono qui per cercare di limare i difetti secondo la mia idea di calcio. Non mi sbilancio su discorsi tattici perché non voglio fornire vantaggi agli avversari. Conoscevo già la squadra, un paio di giocatori in particolare (Maistro e Zanellato): non mi inventerò nulla. Anzi, dovrò mettere nelle condizioni migliori ogni giocatore”.

Ha parlato con De Rossi?
“Sì, l’ho chiamato. E’ un amico e tra noi non ci sono problemi. Mi ha ribadito che il gruppo è formato da bravi ragazzi, che si impegnano e danno sempre tutto. Sono seri e disponibili. Io ho trovato i giocatori in salute, fisicamente molto bene”.

E moralmente?
“C’è grande voglia di riscatto, poi è naturale che il morale non sia alle stelle, specie per via dei risultati. Ma c’è da tenere in conto anche un altro aspetto. Io sono stato giocatore e so cosa si pensa in questi momenti. Quando cambi un allenatore è facile attribuire tutte le colpe a lui, ma quando in una stagione ne cambi due inizi a pensare che di errori ne hai fatti anche tu”.

Quindi non ci sono spaccature all’interno dello spogliatoio?
“Assolutamente no. Ma non c’è bisogno che ve le racconti io. Nel caso in cui qualcuno crei problemi, sarà messo subito fuori rosa, quindi tutti se ne accorgeranno immediatamente. Abbiamo troppo bisogno di pensare al campo che non ci possiamo permettere ostacoli di alcun tipo”.

Passando appunto al campo, quanto tempo si dà per fornire il suo imprinting alla squadra?
“Non ho molto tempo, sinceramente. Siamo in fondo alla classifica, quindi servono solo i punti. A me piacerebbe far giocare bene la squadra, ma al momento ciò che conta, ripeto, è fare punti”.

Quindi non dobbiamo aspettarci un gioco ‘alla Oddo’?
“Il gioco di Massimo Oddo non esiste. A me piace sia un calcio fisico, sia tecnico, ma dobbiamo guardare alla realtà. Il mio compito è quello di far rendere al massimo i giocatori in base alle loro caratteristiche”.

In questi primi giorni ha lavorato di più sull’aspetto fisico, tattico o mentale?
“Su tutto. Non va tralasciato nulla. L’aspetto mentale, da solo, forse fa il 50% del totale. La testa, la convinzione, la credibilità incidono decisamente. Se si ha la giusta testa ma meno qualità si può uscire da ogni situazione: se si ha qualità ma non c’è la testa, si soccombe. Però sulla testa bisogna lavorarci: tocca a me esaltare i pregi e limare i difetti di ognuno dei ragazzi”.

Oltre agli allenamenti, ha visto anche qualche partita in passato?
“Dal vivo andai a vedere Ascoli-Spal a inizio stagione, perché ero a Pescara con la mia famiglia. Poi noi allenatori cerchiamo sempre di rimanere aggiornati su tutto, quindi il resto l’ho seguito dalla televisione. Come ho detto, Maistro e Zanellato li conoscevo già personalmente, altri li avevo visti giocare. Ma è tutto relativo: un calciatore lo conosci davvero solo quando lo puoi allenare”.

Cosa pensa di Nainggolan?
“E’ un giocatore carismatico, un professionista serio in campo e un trascinatore. Non abbiamo mai giocato insieme ma abbiamo vissuto la stessa città (Roma, ndr)”.

Ferrara ama la Spal, ma nelle ultime settimane è sorto qualche mugugno attorno alla squadra. Lei, per riportare l’entusiasmo, a Pescara fece allenare i giocatori in piazza: farà qualcosa del genere anche qui?
“Quell’episodio lo ricordo bene. La squadra era presa di mira, i tifosi non credevano nei giocatori e i giocatori non credevano in loro stessi. Mi venne l’idea di fargli fare la rifinitura in mezzo alla città e venne apprezzato molto. Ma qui ci alleneremo sempre al centro sportivo”.

A porte aperte?
“Io non ho problemi ad avere gente al campo, che siano tifosi o giornalisti. Ovviamente quando provo qualcosa di specifico a livello tattico, schemi su calci piazzati, eccetera, preferisco non farli vedere”.

L’anno scorso lei ha allenato in Serie C: cosa le ha insegnato quell’esperienza?
“Tanto. Ma in generale le crescite più importanti sono sempre coincise con le sconfitte. Quando si vincono campionati o coppe non impari nulla, ti senti il migliore e finisce lì. Invece, quando perdi, se sei intelligente, impari molto”.

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