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Venerdì, 19 Aprile 2024
Calcio

Spal, meglio al Tardini che mai: il gol di Rabbi(na) nel derby è un regalo di Natale da tre punti

Alfonso chiude la porta, Murgia ha la 'garra', il ginocchio di Esposito consegna il panettone a De Rossi

E’ un furto legale, legalissimo. Un gol di Rabbi, anzi di Rabbi(na), consegna alla Spal tre punti nel derby del Tardini, un sorriso grande come il mondo - quello poi se lo contenderanno qualche minuto più tardi Argentina e Francia in Qatar - e un Natale sereno come il cielo di un pomeriggio finalmente bello da vivere.

Il sole che bacia il terreno di gioco forse non è proprio da ciabatte e canottiera, ma poco importa. Ciò che conta, per la banda di De Rossi, è che le pantofole le indossi un certo Osorio, di professione difensore dei Ducali, che al minuto 19 inciampa e spiana la strada a Rabbi per il vantaggio biancazzurro. Roba che poi diventerà definitiva, ma di cose, da lì in avanti, ne succederanno a bizzeffe. Anche troppe per le coronarie già provate dalle prime cene natalizie.

La prima nota è cromatica. Mentre il mondo è distratto da Messi e Mbappe, anche in quel di Parma va in scena una sfida tra biancazzurri e blu. Eresia da sogni di gloria? Sì, dai, un leggero voletto pindarico, ma alla fine la ‘garra’ di Murgia e compagni non ha niente da invidiare ai signoroni del pallone impegnati a Doha. Pronti via e dopo quattro secondi - non minuti, secondi - a momenti i padroni di casa combinano la frittatona.

Uno spavento quasi senza senso che rimane un unicum in venti minuti di assedio sovietico alla porta di Alfonso. Gragnuola di calci d’angolo, mischie e flipper vari che, però, non portano a nulla. Fino all’incriminato minuto 19, quello del furto più legale della stagione. Quello della vera frittatona, con le cipolle che fanno piangere i gialloblu. Cross innocuo di Maistro nel deserto dell’area di rigore, Osorio interviene in maniera scomposta e anticipa Chichizola. Palla che lemme lemme rotola verso la porta: arriva Rabbi che in scivolata ci mette la firma. Il gol è suo, ma anche non lo fosse stato un bel ‘chissenefrega’ ce lo si poteva tranquillamente appiccicare sopra.

Il resto del primo tempo ha lo stesso copione del primo quarto d’ora. Ma l’ariete crociato non sfonda la fortezza estense. Il secondo tempo, invece, parla una lingua totalmente diversa. Racconta di colpi di scena, di tensioni e miracoli che se un giorno qualcuno decidesse di scriverci un libro farebbe le fortune sue e dei propri eredi, forse almeno per un paio di generazioni.

Rabbi è una zanzara fastidiosa, di quelle che a luce accesa non si vedono ma appena il buio la fa da padrona ronzano nelle orecchie dei difensori parmensi. Lui non arriva su un cross alla crema di Maistro al 49’, il suo quasi omonimo Rauti al 66’ spara su Chichizola dopo un altro regalo di Natale della difesa (giallo)blu, poi Alfonso blocca col sedere un tiro di Bonny. Segnale che la Spal, oggi, ha una fortuna con la ‘C’ maiuscola? Eh forse.

Sempre il numero 1 si trasforma in infermiere qualche giro d’orologio più tardi quando soccorre un giovane steward colpito da un tiro sbilenco di Estevez. Quel furbone del portierone spallino fa la faccia preoccupata, mentre sfrutta ogni occasione per perdere tempo, perché il ragazzo è frastornato ma sta benone. Ma pare tutto troppo bello, dai qualcosa deve andare storto. E allora ecco lì che il direttore di gara schiaffa in faccia a Murgia un cartellino rosso dal nulla. Lui non la prende bene, pare imbizzarrito come un cavallo al canapo del Palio, ma ha ragione da vendere: il Var ristabilisce la verità giudiziaria e l’espulsione si sbiadisce in un giallo.

Signori, qualcosa è cambiato. Ma il meglio deve ancora venire. Il meglio arriva a tre giri di lancette dall’agognatissimo novantesimo minuto – non la trasmissione – in cui Vazquez deposita in rete l’1-1. Ah no. Fermi tutti. Sulla linea, dal nulla, si materializza un ginocchio. E’ quello di Esposito che salva capre, cavoli e forse anche una buona fetta del panettone di De Rossi.

Ma il Natale è stato creato più o meno per questo, no? Perché anche l’impossibile diventi materia umana. E nei sette minuti di recupero – stile mondiali qatarioti, tanto per rimanere in tema di grandi eventi e grandi sogni – succede ancora un miracolo. La Mantia, nel silenzio generale (di uno stadio atterrito da un match senza molto senso logico), toglie un altro mezzo gollettino fatto ai Ducali. Il resto della sua partita sarebbe tipo da sei stiracchiato, ma quel calcione a un metro dalla porta lo eleva a un nove e mezzo sottolineato due volte.

Poi vola ancora Alfonso, mentre Dalle Mura sfiora un autogol clamoroso. Tutto nella norma, perché nel pentolone di Parma cuoce una zuppa zeppa (gioco orribile di parole, pardon) di ingredienti diversi, a tratti tutt’altro che accostabili, in un mappazzone che da quelle parti faticheranno a digerire.

A Ferrara torna, invece, una squadra finalmente felice. Si dice che non sia sempre Natale, ma meglio non credere a dicerie malsane del genere. Urge pensare che il cuore grande di Meccariello e compagni sia finalmente rinato. Il panettone – per De Rossi, in primis, ma per tutti – ora è doveroso. Occhio alla fetta, però: già a Santo Stefano, al Mazza, arriva il Pisa. Tutto va digerito in fretta, perché fare doppietta, nell’ultima gara dell’anno, sarebbe roba da fuochi d’artificio. Ma, d’altronde, il Capodanno è stato creato più o meno per questo, no?

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