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Spal, ora C siamo: è retrocessione. Ko contro il Parma, la Curva contesta la squadra e Tacopina

Ennesima prestazione disastrosa dei biancazzurri. Fine delle speranze, la salvezza è impossibile

Finisce qui. La Spal retrocede in Serie C, con ampi, ampissimi, meriti al termine dell’ennesima disastrosa prestazione casalinga. La lama della ghigliottina giustizia ufficialmente la squadra di Oddo alle 15.35 di un pomeriggio iniziato sotto una pioggia di acqua e finita sotto una pioggia di insulti e fischi. Il Parma passeggia sul praticello di un Mazza dove Dickmann e compagni gli accomodano pure il tappeto rosso.

E’ la fine di un’agonia durata un’intera stagione, fatta di allenatori presi e gettati come fazzoletti in tempo di influenza, dirigenti prima difesi e poi silurati quando ormai contavano come il due di denari con briscola bastoni e giocatori diventati, ognuno, l’ombra di se stesso. Ogni fenomeno del mercato si è rivelato brocco. Poi ovunque andranno torneranno bravissimi, ma qui non è stato così. Non si salva nessuno nel tracollo biancazzurro, a partire dagli ultimi scesi in campo, ma infilando nel pentolone anche chi è già lontano (con la mente e con il corpo) da tempo.

La cronaca dell’ultima apparizione casalinga in Serie B della Spal è quasi superflua, a tratti irritante. L’impianto di corso Piave pare una galleria d’arte, dove sono appese fotografie amare e deprimenti. A partire da Alfonso che in settimana litiga con Oddo in allenamento e nel riscaldamento del match, magicamente, si fa male. Sarà un caso, sarà la cattiva sorte, saranno gli astri non allineati, ma a pensar male - pur peccando - spesso ci si becca. Così c’è Pomini, che fa il suo. Ma ragazzi, diciamocelo: che declino.

La seconda fotografia ritrae La Mantia e Zanellato seduti novanta minuti in panchina, dopo che lo stesso allenatore aveva giurato in conferenza stampa di volerli recuperare, nonostante i fischi dei tifosi. Con Murgia desaparecido, se vogliamo aggiungere ingredienti al famoso pentolone. La terza, iconica, istantanea arriva al minuto 85, quando la Curva Ovest vomita in campo una cascata di fumogeni e bombe. Tutto diventa nero. Allo stadio e nell’anima. L’aria è irrespirabile. La partita viene sospesa qualche minuto, ma forse lì sotto non si è mai veramente giocato.

Il Parma vince con il gol di Vazquez su rigore al minuto 75. E’ quello della famosa ghigliottina, che spezza in due anche le più vane speranze appese alle radioline (pardon, i cellulari) di chi segue, in contemporanea, i risultati di Brescia, Cosenza e compagnia cantante. E’ tutto inutile. Giusto per onor di cronaca, a referto vanno anche un colpo di tacco di Moncini, parato, e un salvataggio miracoloso di Meccariello su Sohm. Ma è materiale d’archivio che si impolvererà senza esser mai rivisto.

Finisce, così, un’epoca, fatta di alti e bassi. E chissà che succederà ora, chissà come si comporterà Tacopina (intenso con la ‘sua’ società, visto che l’idea che ha dei tifosi è già stata ampiamente documentata), chissà quali giocatori rimarranno e chi arriverà. Chissà se la Serie C risveglierà, in qualcuno, la voglia di lottare e tornare a far cantare tutto lo stadio. Chissà, invece, se la discesa non continuerà, perché le sabbie mobili quello fanno di lavoro: trascinano giù, sempre più giù.

Chissà cosa succederà anche nel rapporto dirigenza-tifosi, perché poi, di fatto, il campionato - inteso come programma - non è finito. Venerdì sera la Spal sarà di scena a Pisa, per l’ultima apparizione in Serie B. Che poi, a vederci bene, l’ultima vera apparizione nella serie cadetta forse è da ricercare in qualche scampolo di partita ormai datata mesi fa. E anche parecchi. Quando i sogni erano altri. Quando l’aria era respirabile. Quando pensare di retrocedere era da ‘stupid’.

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