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Lupo perde il posto perché Tacopina non perde il vizio: "Ha commesso tanti errori durante l'anno"

Al suo posto Armando Ortoli. Tacopina spiega le ragioni del divorzio, poi si apre: "Credo nella Serie B"

Altra rivoluzione in casa Spal. L’ennesima. E adesso la confusione è più che totale. Il presidente Joe Tacopina ha dato il benservito anche al direttore dell’area tecnica Fabio Lupo in maniera ufficiale dopo la sconfitta interna contro il Frosinone (anche se il divorzio si era di fatto già consumato). Il motivo? "Ha compiuto diversi errori, anche comportamentali, e non se ne è assunto le responsabilità" tuona il numero uno americano. I proclami di inizio (ma anche di metà) stagione facevano rima con parole decisamente importanti, come ‘promozione’ e ‘playoff’. Ora si naviga in fondo alla classifica. Segno, dunque, che qualcosa non è andato. Forse anche oltre l'aspetto del mercato.

Ma di questo un po’ tutti se ne erano accorti sin dai primi tempi. Il problema è che, adesso, per cercare di tamponare la ferita - che sanguina sempre di più, giornata dopo giornata - si stanno tentando mosse che definire “della disperazione” è quasi un eufemismo. L’ultima, come detto, risponde al nome di Lupo: allontanato a tre mesi dalla fine del campionato. Quando, sostanzialmente, il suo apporto alla causa è già stato dato (o non dato, dipende dai punti di vista). Il suo posto è già stato preso da Armando Ortoli, attuale direttore sportivo. E anche qui ci sarebbe da aprire una parentesi infinita. Perché sempre Joe dice che l'ha voluto trattenere lui, mentre l'ormai ex dt aveva sostenuto il contrario.

Insomma, chi ci capisce qualcosa è bravo, ma proviamo comunque a riassumere. In estate c’è da decidere il da farsi. La Spal arriva da una salvezza conquistata sul filo di lana con Venturato (che però era subentrato). Tacopina sarebbe per dargli il benservito e prendere De Rossi, ma ci sono due ostacoli: Lupo crede nello stesso Venturato e l’ex capitano della Roma tentenna, in attesa di offerte dalla Serie A. Il presidente, così, si convince del fatto che lo stesso tecnico nato in Australia possa fare bene riuscendo a lavorare sin dalla preparazione estiva e lo conferma.

I risultati, dopo un buon avvio, iniziano però a non essere quelli sperati. E’ ottobre e qualcosa nello spogliatoio si rompe: Tacopina contatta De Rossi e l’ex campione del mondo si dichiara libero. E’ l’occasione tanto attesa dal numero uno della Spal: cambio di rotta. Tutti felici. O quasi. E comunque per poco. Perché con il romano, i biancazzurri non decollano, anzi. Tacopina, però, resiste. Si arriva così al mercato invernale: De Rossi chiede alcune pedine, Lupo non lo accontenta, l’allenatore sbotta in conferenza stampa e si aprono crepe su crepe nei muri di via Copparo.

Errore di ‘gioventù’? Carattere sin troppo marcato? Lo dirà il tempo. Il fatto è che ora anche Joe è indeciso. La società è spaccata in due: al netto dell’opinione dei giocatori (pare che un gruppo di loro avesse chiesto l’allontanamento di Venturato, mentre non si hanno notizie simili su De Rossi), in sede ci sono due fazioni. L’allenatore da un lato, il dt dall’altro. A Tacopina la scelta. Passa poco tempo e la testa che cade è quella del mister. Anche perché la pancia del tifo non pare contenta delle soluzioni tattiche operate in campo. Si cambia di nuovo, quindi, e ci si butta su Oddo, scelto a questo punto da Lupo. E ci mancherebbe.

Ma il clima non migliora. Lo evidenzia un nervosismo palpabile dello stesso presidente durante la presentazione del terzo allenatore della stagione davanti ai giornalisti. E c’è di più. Con l’ex Lazio e Milan arriva un pareggio casalingo striminzito contro il Como e una batosta (3-0) a Marassi. I tifosi - che già avevano contestato vis a vis la squadra post Venezia - ora chiedono la testa di Lupo. Eccoli accontentati. Il direttore dell’area tecnica saluta a inizio marzo, in piena corsa verso la salvezza, rendendo l’ambiente ancor più traballante.

E Oddo? Inamovibile. Almeno stando alle freschissime dichiarazioni del presidente, che ha già visto un cambio di rotta (beato lui, verrebbe da dire). E che, soprattutto, crede nella Serie B. Al netto delle varie convinzioni da tribuna, rimangono undici giornate sul campo per riacciuffare il treno salvezza. Altrimenti sarà un disastro. Sarà la fine. E sarà, questa volta per davvero (e sensatamente), rivoluzione.

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