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Spal, la distribuzione dei gol è la vera croce: attacco da 12esimo posto, ma segna quando non serve

L'analisi, puramente matematica, dice che i biancazzurri hanno 'sprecato' troppe reti

Segnare molto o segnare bene? Questo è il dilemma. Chiederselo al tramonto della stagione può far sorridere, ma la questione per la Spal è tutta qui. O, almeno, buona parte della questione è qui. I biancazzurri in 29 partite hanno segnato 31 gol (subendone 40). Un dato non eccellente, ok, ma comunque discreto. Specie se lo si raffronta con le altre pretendenti alla salvezza. Salendo la classifica, Brescia e Benevento ne hanno segnati 23, il Cosenza 24, Venezia e Perugia 30, Cittadella e Ternana 28, l’Ascoli 30.

Insomma, per trovare una compagine che abbia esultato più di La Mantia e compagni serve risalire la corrente fino al Como, undicesimo, che ha centrato il bersaglio grosso 33 volte. Il Sudtirol, quarto e prossimo avversario, ha segnato ‘solo’ 32 gol. Per dire. Ma non divaghiamo e torniamo alla Spal. Ripartiamo dal dato freddo: 31 reti non sono poi così malaccio. Ma c’è un problema. Grande, enorme. Di quelli difficilmente risolvibili. Anche perché frutto del caso. O forse no. I gol sono stati distribuiti male.

Tradotto: se ne sono sprecati parecchi. Il primo pensiero va alla partita casalinga contro il Cosenza, vinta 5-0. Si fossero vinte cinque sfide per 1-0 (invece di sbrodolare in un solo pomeriggio) ora saremmo qui a parlare di ben altro campionato. Ma, al netto dell’esempio limite (che poi vedremo non essere proprio così ‘folle’), urge scandagliare un filo più nel dettaglio la questione.

Partiamo dal generale per scendere nel particolare. La Spal ha disputato, sino ad ora, 29 partite. Di queste ne ha chiuse 10 senza segnare (con tre pareggi e 7 sconfitte, per un totale di 3 punti). In altre 12 occasioni ha siglato una sola rete, conquistando in tutto 14 punti (3 vittorie, 5 pareggi, 4 sconfitte). Fin qui, nemmeno così male. Forse si poteva blindare un attimo meglio la porta nelle partite a secco, ma tutto sommato il ruolino di marcia è accettabile. Quantomeno per la salvezza.

Il problema nasce dopo. Ovvero in quelle sfide in cui i biancazzurri sono riusciti a esultare due o più volte nell’arco dei 90 minuti. E’ capitato sette volte (con 19 gol totali, una media di 2,7 reti a match) e si sono raccolti solamente 11 punti. Una miseria. Tre vittorie, due pareggi e addirittura due sconfitte. Bottino pieno raccattato contro Venezia (2-0), Cosenza (5-0) e Cittadella (2-1). Segno ‘X’ arrivato contro il Bari al San Nicola (2-2) e il Como (3-3). Poi ci sono i ko, entrambi interni, contro Modena (2-3) e Bari (3-4).

Contro il Cosenza, tra andata e ritorno, il confronto recita 5-1, eppure la Spal ha intascato solo tre punti. Qui si capisce che l’esempio limite di prima aveva un suo senso. I biancazzurri sono stati capaci, poi, di segnare (sempre in due match) ben cinque reti anche al Bari, ottenendo però un solo punto. Se a questi dati si aggiungono le due segnature, inutili, nel derby contro il Modena, viene fuori che in cinque match (doppio Cosenza, doppio Bari e canarini), la Spal ha segnato la bellezza di 12 gol per ottenere solamente 4 punti. Se poi ci aggiungiamo il Como vengono 15 gol (la metà del totale) per 5 punti.

Considerando che nel mondo del pallone basta, teoricamente, una rete per conquistarne 3 (di punti), è evidente come il cammino di Dickmann e compagni sotto porta sia stato colpevolmente discontinuo. Per rispondere al quesito di partenza, dunque, si può tranquillamente asserire come sia meglio segnare bene, rispetto a segnare tanto (vedasi Sudtirol). Poi, ovviamente, serve anche una buona difesa. Una spruzzata di fortuna. E tutto il resto. Ma retrocedere, con un attacco da 12esimo posto, aumenterebbe tremendamente ogni sorta di rammarico.

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