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Spal cinica e 'Prati'ca, contro il Cittadella è una vittoria che può valere una Fetfa di salvezza

Oddo al primo successo, La Mantia incerto, grinta Zuculini. Poi Tripaldelli rischia di rovinare tutto

La Spal è viva. La Spal, evviva. Non succedeva dal 22 ottobre, è successo. I biancazzurri vincono (2-1) là dove è sempre stato tremendamente difficile farlo. E, in certi momenti, anche solo pensarlo. In casa. E in un pomeriggio assolato nel cielo e nell’animo fanno un sol boccone di Brescia e Cosenza, tornando a intravedere la luce. Quantomeno quella dei playout. Briciole, se vogliamo, per una piazza che all’ultimo sole serio – quello di settembre – sognava ben altre pietanze. Ma intanto si torna e riempire pancia e classifica.

Non è la Spal più bella della stagione, ma finalmente qualcuno fa peggio – leggasi Cittadella – e, al quarto tentativo, Oddo pesca il jolly. Fetfatzidis e Prati si prendono le prime gioie con due piattoni di giustezza, direbbero gli esperti, mentre la difesa incassa il minimo sindacale. Un mezzo miracolo. Non ci si illuda, ma per il momento va bene così. La domenica del Mazza parte in ritardo di circa quaranta minuti: i primi, in cui non succede praticamente nulla. Ad esclusione di un paio di tuffi di Antonucci di cagnottesca memoria a cui l’arbitro non abbocca. E ci mancherebbe.

Mentre il Cittadella mena, e mena forte, Dickmann e soci imbastiscono un gioco lento e macchinoso, buono giusto per tenere la boccia lontana dalla porta di Alfonso ma nulla più. Intanto i veneti legnano ancora: e se al 29esimo Sozza estrae il primo giallo verso i gialli è solo perché si accorge che sugli spalti l’aria che si respira è quella da rischio terza guerra mondiale. Minaccia sicura quasi al 100%. Quel cartellino placa i bollenti spiriti, presenti più al di fuori del terreno di gioco che dentro. Ma l’aria tesa è segno che, nonostante tutto, Ferrara è viva. I tifosi ci sono.

E, al minuto 41, c’è anche la combriccola di Oddo. Maistro apre la difesa ospite come una scatoletta di tonno e serve un assist a Fetfa, che ci spalma sopra la sua salsa greca: interno sinistro a giro, con balzello, e vantaggio gustosissimo (a dispetto dell’abbinamento culinario). Con annesso quarto d’ora d’esultanza e solita verifica al Var. Tutto materiale utile per alzare i decibel dello stadio, conscio che forse qualcosa potrebbe finalmente girare per il verso giusto.

Pronti via e la seconda frazione si apre, invece, con il solito spauracchio. Dopo due giri d’orologio, l’ex Asencio spizza di testa un cross tagliente e manda il pallone a lato. Ok che il Mazza è una sorta di parco giochi per gli attaccanti avversari, meglio ancora se con un passato in maglia biancazzurra, ma a tutto c’è un limite. E infatti il tentativo si spegne sul fondo, per la delusione degli amanti delle statistiche. Poveri loro. Dall’altra parte, però, La Mantia fa peggio, incespicando su un pallone che Dickmann trascina fino in area di rigore.

Al 64esimo l’esterno viene infatti anticipato, la sfera finisce sul piede del bomber (chiamiamolo affettuosamente così) che, però, nel tempo in cui apre il manuale d’istruzioni per ricordarsi come ci si comporta davanti al portiere si fa scappare l’occasione più ghiotta della giornata. Dorme lui, come poco prima Dickmann. E allora la sveglia la suona Prati, che da buon giovincello ha energia in corpo per tirare tutti giù dalla branda. 

Un po’ come quattro giorni prima. Solo che contro il Frosinone la sua magia fu annullata per fuorigioco, mentre contro il Cittadella è tutto buono. Cross profondo dalla sinistra, il capitano raccoglie sul secondo palo e offre il più classico degli assist al gioiellino numero 20 che, a rimorchio, piazza il sigillo da tre punti. La vittoria, ora, pare in cassaforte, ma la Spal si dimentica di dare tutte le mandate e gli ospiti, furtivamente e furbescamente, scippano l’ultimo quarto d’ora di tranquillità ai 7mila e sbrisga del Mazza.

Minuto 77: Tripaldelli nella propria area di rigore decide di calciare l’avversario invece del pallone: simpatica trovata ma in una piega del regolamento c’è scritto, in piccolino, che una roba del genere è passibile dell’estrema punizione e tale è. Anche qui ci vuole il Var, perché l’arbitro pare dormire più di La Mantia, ma dopo un paio di minuti il penalty è questione protocollata: Ambrosino spiazza Alfonso e giù di paura, incubi, sudori freddi. Ma, tolto un tiro a giro di Dickmann largo all’87esimo – sarebbe stato forse troppo, ci si tengano i gol per quando serviranno ancora -, la partita si trascina stancamente fino al triplice fischio. Che per la Spal significa aria pura, purissima. E un po’ di luce.

La classifica – sempre aspettando il Cosenza, ora ultimo – dice infatti che si è terzultimi, ma a pari punti con il Benevento e a -1 dal Venezia. Addirittura a -2 dal Perugia (oggi matematicamente salvo). E domenica c’è Cosenza-Spal. Chi ci ha capito qualcosa alzi la mano. E per fortuna che nel calcolo verso il Paradiso, non bisogna aggiungerci robe tipo Irpef o aliquote varie. Il calcio è un gioco semplice. Serve fare gol, per fare punti, per rivedere la luce. Per continuare, in sostanza, ad essere vivi.

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