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Spal, è uno scherzo? Rigore-lampo di Moncini, poi gioca solo la Ternana. E la Curva contesta

Finisce 1-1, con Alfonso che salva quasi tutto e Dickmann inchiodato. Tifosi inferociti (e rassegnati)

Diteci che è uno scherzo. Diteci che il secondo tempo di Spal-Ternana è uno di quei ‘pesci d’aprile’ un filo antipatici, forse anche venuti non proprio benissimo, ma che poi vengono accettati con il sorriso sulle labbra. Perché, in fin dei conti, ci sta: una burla, un momento goliardico, poi tutto si chiarisce e si torna amici come prima. Diteci, per favore, che quel secondo tempo non è roba vera. E’ uno scherzo, giusto? O bisogna prenderla come una provocazione?

Nel sabato della verità, i biancazzurri falliscono miseramente l’ennesima occasione di rianimare classifica e morale. E ora Murgia e soci - nessuno escluso - sono morti che in campo camminano. Nel vero senso della parola. Nessuno si impegna, nessuno si sforza, nessuno, anche solo a casaccio, tira fuori dal cilindro il coniglio magico. Quel coniglio comparso nella meravigliosa coreografia della Ovest prima del fischio d’inizio. E dei fischi finali.

Meravigliosa perché fatta bene, ma anche e soprattutto perché lì dentro c’è un cuore che chi veste la maglia biancazzurra forse non merita più. L’immagine è quella di un bambino in braccio al proprio padre. Ma è un ragazzo girato di spalle verso chi (s)calcia il pallone. Come quasi a voler sottolineare che l’unica cosa di decente, nel pomeriggio del Mazza, è il tifo della curva e non lo scempio che va in onda sul praticello verde tirato a lucido per l’occasione.

Gli uomini di Oddo giochicchiano giusto una sessantina di secondi, tempo che Maistro entri in area e venga pestato da Cassata. Revisione di un paio di minuti al Var ed è storia: la Spal si ritrova dagli undici metri per la prima volta nella stagione. Cellulari in mano, momento da immortalare e consegnare ai posteri. Moncini spiazza Innarilli e porta in vantaggio la truppa cammellata. Una sorta di simpatico battaglione che farà i conti, poi, con 90 minuti di deserto di idee e occasioni.

Sostanzialmente la partita finisce lì, almeno per i padroni di casa. La Ternana assiste inerme, quindi inizia a macinare. Al minuto 24 trova anche il bersaglio grosso, con Coulibaly di testa, ma la sfera è uscita prima del cross di Partipilo. Spavento. Ma è solo il primo di una lunghissima serie, tipo Beautiful su Canale 5. Peccato che di ‘beautiful’ - per dirla all’americana, come mastica il presidente che difende l’ex presidente - non ci sia proprio nulla. Le ultime risate prima della rabbia scrosciano al 31esimo, quando Contiliano lancia in profondità ma la sfera colpisce l’arbitro che a propria volta inciampa su Falletti. Trenino comico, ma nulla più.

Poi avviene il grande mistero. La magia (al contrario) dell’illusionista. La Spal scompare. Un numero alla David Copperfield, che impressiona però in negativo. La ripresa è solo a tinte rossoverdi. Già a partire dal secondo giro di lancette, quando una mischia colossale - con schienata pazzesca di Nainggolan, per semicitare una pellicola capolavoro di fantozziana memoria - viene sventata da Meccariello in scivolata. Che l’assedio abbia inizio. E’ il segnale per scatenare l’inferno delle fere.

Minuto 60, Dalle Mura, ancora in spaccata, evita il pareggio su diagonale di Corrado. Minuto 63, Partipilo anticipa Celia di testa ma fallisce il bersaglio. Minuto 65, tocca a Sorensen disperarsi. Minuto 70, ci prova Capanni da fuori area, ma Alfonso respinge. Minuto 81, ancora il portiere spallino è miracoloso su un colpo di testa da meno di un metro di Diakite. La Ternana, insomma, è quella moglie gelosa che controlla Whatsapp al marito alla ricerca del messaggio dell’amante.

E scava che ti scava, da gelosa la donna alla fine diventa furiosa. Perché qualcosa salta sempre fuori. I mariti lo sanno, i tifosi di calcio pure. In questo caso a sbucare è la testa di Favilli che a sei dal termine sovrasta Meccariello e fa impazzire i 1.076 tifosi ospiti. La Spal è alle corde, anzi non è nemmeno sul ring. Sostituzioni, invenzioni e rivoluzioni del buon Oddo (buon, mah) non servono. Non c’è la minima reazione. L’encefalogramma è piatto. La morte è praticamente certa. Per protocollarla servirà ancora qualche giornata, ma i dottori non hanno più speranze.

Finisce tra i fischi assordanti della Ovest, spossata da parole vuote in conferenze preconfezionate prima di tragiche dimostrazioni (del tutto contrarie) in campo. Finisce 1-1, con un ragazzino che espone uno striscione scritto in greco, forse per chiedere la maglia di Fetfa (ma qui andiamo a naso, perché la lingua ellenica è questione arcigna). Merito a lui e agli altri 7.700 biancazzurri del Mazza che hanno comunque cantato, non credendo possibile che, nel giorno delle burle per eccellenza, la Spal avesse in serbo uno scherzo proprio per loro. Di quelli, però, che non fanno ridere. Di quelli che, poi, non si sanano più.

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