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Oddo, a Pisa l'ultima panchina: "Restare? Magari. Ma quando si retrocede è giusto cambiare"

Il mister sogna di rimanere alla Spal: "Non mi interessa la categoria, questa piazza è pazzesca"

L’ultima, la più triste. La Spal viaggia verso Pisa ormai senza motivazioni, se non quella di onorare il campionato e la tifoseria (comunque al seguito). A Oddo le ultime parole della stagione e, forse, anche da allenatore dei biancazzurri. Lui vorrebbe rimanere, ma la retrocessione pesa come un macigno.

Mister, può spiegarci il perché di questa retrocessione?
“Ho tanti pensieri e ho le mie motivazioni, ma sarebbe come trovare una scusa. Oggi è importante che ognuno si assuma le proprie responsabilità, anche per il rispetto dei tifosi e della città. Io mi assumo le mie, non ne addosso ad altri. Io e il mio staff abbiamo dedicato tempo, amore e passione per il raggiungimento di un obiettivo e non siamo stati all’altezza. Non c’è da scusarsi, perché quello vorrebbe dire che pensiamo di non aver dato il massimo, invece io e lo staff pensiamo di averlo dato. Spiace per una tifoseria meravigliosa: era giustamente arrabbiata per l’epilogo. Auguro un futuro migliore”.

Con che spirito vi accingete ad affrontare la sfida contro il Pisa?
“L’ultima partita è pericolosa, perché con alcune demotivazioni si rischia: le mie scelte saranno complicate. Serve rispettare la maglia, i tifosi e la passione, ma anche il campionato e tutte le squadre che lottano per un obiettivo. Bisogna chiudere con grande dignità”.

Il suo lavoro è stato comunque apprezzato: se le venisse proposto di rimanere, prenderebbe in considerazione un’offerta del genere?
“Magari perché questa è una piazza pazzesca. A Pisa ci saranno ancora tifosi al seguito e c’è molto attaccamento alla maglia. Per me non è importante la categoria: io sogno una partenza dall’inizio, sono anni che non riesco a farlo. Sia per una costruzione tecnico-tattica, sia per quella relativa alla mentalità. Uno dei problemi di quest’anno è stato quello di avere una squadra costruita per altri obiettivi e con una mentalità non adatta alla salvezza. Arrivare in corsa e cercare di imprimerla può far passare l’allenatore come cattivo. Ma capisco che quando le cose non vanno bene, serve fare tabula rasa”.

Si sente responsabile della retrocessione?
“La responsabilità c’è sempre. Se non avessi fatto i cambi che ho fatto con il Brescia forse non subivamo gol. Ovviamente ci vuole anche un po’ di fortuna. Io quando ho vinto ho imparato poco: si cresce soprattutto nei momenti negativi. Se sei umile e riesci ad analizzare il tutto, ammettendo i tuoi errori, allora diventa un percorso positivo”.

Aver messo in vetrina molti giovani è l’aspetto più bello della sua esperienza a Ferrara?
“Sì, perché poi alla fine è una soddisfazione lanciare un ragazzo e farlo crescere. E dimostrare ovviamente aver avuto coraggio. Il simbolo del mio percorso è Contiliano: è un ragazzo di grande personalità, con la testa e potrà essere il simbolo della ripartenza di questa Spal. A Pisa non ci sarà, perché aiuterà i suoi compagni della Primavera”.

Sotto la Curva, contro il Parma, che minuti sono stati?
“Sono i momenti più brutti, in cui devi incassare, ascoltare e stare zitto. I tifosi sono comprensibilmente arrabbiati”.

E’ stato un errore venire alla Spal?
“No. Io quando ho accettato la Spal ero convinto di poter fare un grande lavoro e portare a termine il lavoro con la salvezza. In passato ho anche detto ‘no’ se pensavo di non poter raggiungere un obiettivo. Però è anche vero che quando subentri, significa che c’è qualche problema. Poi ovviamente c’è stato anche un pizzico di sfortuna. E penso, ad esempio, all’infortunio di Valzania, ma anche Prati e Nainggolan”.

Cosa le rimarrà?
“Mi rimane la città, un pubblico straordinario, la passione della gente. Mi rimane il gozzo in gola di una società che poco tempo fa era in Serie A e ora si ritrova in C: questo dispiace perché la piazza è pazzesca”.

Cosa le sarebbe piaciuto trasmettere alla squadra?
“Una mentalità diversa. Nei confronti dell’ambiente, invece, avrei voluto dimostrare di essere un allenatore diverso da quello che si è visto: il mio scopo è quello di vincere attraverso il gioco, invece tante volte si è visto pragmatismo ma mi sono adattato alle caratteristiche della squadra”.

Tacopina ha detto che la squadra rimarrà a disposizione fino al 30 giugno: ha pensato a come comportarsi con i giocatori?
“Faremo quello che ci dice il presidente. E ci mancherebbe. Io farò il professionista fino in fondo, nella misura in cui ci sia un rispetto della dignità personale. Può essere che si abbassi la voglia di allenarsi. Vedremo poi in quanti saremo”.

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