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Pasquetta a Benevento, Oddo ci crede: "Se vinciamo, ci salviamo. Ma rimpiango ancora Cosenza..."

Il mister biancazzurro considera la trasferta campana come uno spartiacque per compiere il miracolo

Vietato gettare la spugna. Anzi. A Benevento, per mister Oddo, ci si gioca tanto, tantissimo. In caso di vittoria, addirittura, per il tecnico la salvezza sarebbe cosa certa. Non a livello matematico, ovviamente, ma più per una “sensazione”. Se del futur non v’è certezza, quello che è sicuro è che vincere aiuterebbe non poco a continuare a sperare in un miracolo. Diversamente, invece, le ultime sei partite diventerebbero un vero e proprio incubo.

Com’è l’umore del gruppo?
“Non siamo rassegnati. Ci stiamo allenando bene, siamo motivati, ci crediamo ancora. Abbiamo davanti uno spartiacque importante: se vinciamo a Benevento ci salviamo”.

Ci possiamo aspettare qualche novità sul fronte tattico?
“L’atteggiamento tattico è quello, la linea è tracciata. La squadra sta crescendo, almeno sotto un certo punto di vista. E’ ovvio che abbiamo i soliti limiti, visti nell’ultima mezz’ora della partita contro la Ternana. In questo momento un po’ tutto è offuscato dalla posizione in classifica e dai risultati, ma io dico quello che penso: quando facciamo male lo dico, quando facciamo degli errori lo dico, ma dico anche quello che funziona. La Spal, contro la Ternana, fino al 65’ ha fatto una buonissima partita e lo stadio ci sosteneva perché vedeva una squadra in campo che stava lottando. Poi l’ultima mezz’ora è stata brutta, per tanti motivi, ma non per il modulo, perché ci eravamo già abbassati da qualche minuto. Dobbiamo migliorare sotto il punto di vista della gamba e della personalità”.

Dal suo arrivo, la Spal ha avuto circa 70 minuti di benzina ogni gara. State correndo ai ripari?
“A livello generico non si può fare più di tanto. Questo è un aspetto che si allena dall’inizio. Quello che puoi fare, in alcuni giocatori, è migliorare la condizione fisica: ma parliamo di quei ragazzi che hanno subito infortuni o sono stati fermi per altri motivi. Il fatto della mezz’ora finale è relativo ad una condizione fisica che non è quella che io vorrei, ma c’è anche l’aspetto mentale”.

A proposito della testa, contro la Ternana, appena sono stati sostituiti i ‘veterani’, la squadra è entrata in grossa difficoltà. Ha valutato la possibilità di inserirli nella fase finale della partita?
“Ho pensato a tutto, poi ci sono i pro e i contro in ogni situazione. Non è semplice rinunciare inizialmente a giocatori che, potenzialmente, ti possono fare la differenza e che hanno qualcosa in più degli altri. Loro possono anche trainare la mente degli altri. Qualitativamente possono spostare gli equilibri. Alla fine però un allenatore manda in campo sempre gli undici migliori o comunque quelli più funzionali”.

Tolto l’aspetto tattico, rimane il ritmo: è questo l’aspetto chiave su cui puntare per conquistare la salvezza? Anche se la condizione fisica non è ottimale…
“Assolutamente sì. Le partite si possono vincere con malizia e intelligenza. La strategia di gara deve essere così, che tiene in considerazione tutti i fattori. Valuto la Spal, poi l’avversario e scelgo una squadra equilibrata che possa arrivare al risultato positivo”.

Meccariello in settimana ha detto che un’eventuale retrocessione in C sarebbe un suicidio per le carriere di tutti. Ma non trova che proprio da chi scende in campo, in primis, stia mancando quel qualcosa in più per evitare tutto ciò?
“Sono situazioni complesse. E’ difficile dare una colpa a un giocatore perché è più esperto o ad un altro perché è più giovane. La verità è che c’è un gruppo che sicuramente non sta rendendo per quelle che sono le aspettative, ma dall’altro lato per tirarsi fuori da una situazione complessa servono gli uomini. Serve tirare fuori i valori che hai dentro. La storia di un giocatore non conta nulla: ciò che conta è solo il presente, perché è oggi che si costruisce il futuro”.

A Benevento il pareggio è un risultato inutile per entrambe le squadre: che tipo di partita ci dobbiamo aspettare?
“Il pareggio non è un risultato inutile. Magari pareggi questa e ne vinci sei dopo. Per me il risultato drammatico sarebbe una sconfitta, anche se la matematica dice che dopo puoi fare altri 18 di punti, con almeno altri tre scontri diretti. Una verità assoluta non c’è. Noi andiamo là per vincere, ma se non riesci a vincere non devi perdere. Bisogna stare in partita e non sbilanciarsi”.

Da quando è a Ferrara, dal punto di vista psicologico, ha qualche rimpianto su concetti che magari non è riuscito a far passare alla squadra?
“Quando le cose non vanno bene, l’allenatore si deve fare delle domande. Io quotidianamente mi chiedo come posso aiutare questi ragazzi, dal punto di vista fisico, dal punto di vista tecnico e tattico. Ho un unico grande rimpianto: la partita di Cosenza. Lì venivamo da una vittoria importante e la mia convinzione è che un risultato positivo al Marulla, anche il pareggio, avrebbe dato continuità e sicuramente molta più fiducia. Invece, dopo la sconfitta si è dovuto ricostruire l’aspetto psicologico da capo e si sono persi tutti i passi in avanti fatti. Pagherei oro per tornare a prima di quella partita”.

Ha percepito qualcosa di diverso rispetto alle settimane scorse all’interno del gruppo?
“Io ci credo tantissimo ed esigo percepire che i ragazzi ci credano ancora quanto me. Non ho paura ribadirlo: una vittoria contro il Benevento ci aprirebbe delle porte importanti. Ho questa sensazione e cerco di trasmetterla ai ragazzi”.

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