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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Calcio

E' una Spal in versione 'santa': a Brescia compie il miracolo di far resuscitare la banda dell'ex Clotet

Esposito e compagni naufragano al Rigamonti (2-0). De Rossi ci capisce poco e ora il derby fa paura

Santa Spal compie il miracolo: anche il Brescia (dell'ex Clotet) è resuscitato. Avanti di questo passo, la banda di De Rossi potrebbe vincere di prepotenza il premio ‘la più buona del gruppo’, come si faceva a scuola quando eravamo piccoli. Una coppetta misera misera da alzare, però, l’anno prossimo in Lega Pro.

Le Rondinelle non vincono da otto giornate: detto fatto, due pesche ad una Spal semplicemente inguardabile e via che anche in Lombardia la domenica è di festa. A Ferrara? Ora si trema, ma si trema davvero e lo si farà – salvo miracoli al contrario – fino alla fine della stagione. Cardiologi del Sant’Anna preparate macchinari e apparecchi vari, che qui i coccoloni sono dietro l’angolo. Esorcisti, fuori la voce, qui il demone è bello grosso.

Della trasferta al Rigamonti non si salva nulla: dalle dichiarazioni della settimana (Peda parla di playoff, De Rossi si accoda e ci fa un pensierino, mah) al pasticciaccio brutto della difesa. La fotografia di un match più triste di uno sceicco qatariota fuori dal suo Mondiale dopo nemmeno cinque giorni dal via viene scattata al minuto 29, quando Dalle Mura tocca all’indietro per Alfonso che la prende con le mani.

Ragazzi, ma siamo seri? La punizione a due in area Viviani la spara alta (anche lui, in versione ‘padre Federico’, è in vena di grazia), ma quello non importa. Ciò che conta è che nella testa dei biancazzurri non passa un’idea che sia una. Manca il gioco, manca la mentalità, mancano le gambe. Tutti bocciati, zero scuse. E chi pensa non sia così, argomenti con una tesina di almeno una cinquantina di pagine da portare firmata dai genitori già lunedì mattina.

Finisce 2-0, ma poteva andare peggio. Al 14’ Ndoj si beve mezza difesa (ricordate Caso a Frosinone? Ecco, qualcosa del genere), poi Murgia lo stende in area, si prosegue e arriva Ayé che spiazza Alfonso. Minuto 41, ancora Murgia inchiodato sul primo palo spizza di testa un pallone che Mangraviti, sul secondo, accomoda in scioltezza in fondo al sacco. Gioco, partita, incontro.

Il secondo tempo è, in parte, più vivo, almeno se si guarda il pallottoliere delle occasioni. Ma è la solita immensa bugia: il tifoso spallino non sa se sperare nella ‘remuntada’ o temere l’imbarcata. Non accade né una, né l’altra, ma non c’è da esultare. Moncini ci prova tre volte prima di insaccare il gol da copertina (annullato per fuorigioco quando già il cronometro segna il 92’). Dall’altra parte Alfonso para quel che può, affinché la sgangherata zattera ferrarese non imbarchi ancor più acqua.

La colpa è di tutti. De Rossi in primis, che prima ammette che la squadra non sa fornire palloni buoni agli attaccanti, poi nella domenica orfana di La Mantia lascia Finotto a crogiolare 84 minuti in panchina. Ottantaquattro. Giocatori, tutti, in secundis: manca mordente e qualità, manca forse ancor di più la consapevolezza che dietro non è rimasto più nessuno.

I punti sono 15, quelli giusti giusti per rientrare in zona playout. E tra una settimana, a pranzo, c’è un derby che fino a qualche settimana fa sembrava ad esito scontato e che ora mette i brividi, ben più dei primi freddi. Insomma signori, qui serve un miracolo. Non diciamo come l’Arabia Saudita, il Giappone o il Marocco. Non c’è da battere Messi. C’è quantomeno da esorcizzare lo spauracchio Modena. E, forse, anche qualche demone interiore.

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