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Il ricordo

L'ultimo saluto a Elisa Maietti, il vescovo: "Chi cammina nell'amore cammina verso il Paradiso"

Al funerale nella chiesa di San Martino, una comunità si è stretta intorno al dolore dei familiari

Il dolore attraversa generazioni diverse, dai più giovani ai più anziani. E una comunità intera si è ritrovata nel pomeriggio di giovedì, nella chiesa di San Martino, per abbracciare i familiari di Elisa Maietti e lasciare un saluto alla giovane ricercatrice scomparsa poco dopo aver dato alla luce la sua bambina. In diverse centinaia, le persone presenti alla funzione religiosa officiata da monsignor Gian Carlo Perego. L'arcivescovo di Ferrara e Comacchio, nel corso della sua omelia, ha ricordato le qualità umane della giovane donna e la sua testimonianza di fede. 

"Chi ama - ha sottolineato monsignor Perego - dimora in Dio, per sempre. Elisa ha gustato l'amore di Dio, ha tradotto l'amore di Dio in ascolto della sua Parola, in rispetto per la giustizia, in gesti di pace, in preghiera, nella tutela ed educazione dei piccoli e dei giovani, soprattutto nello scoutismo, prima nel Ferrara 4 (San Luca) e poi nel Ferrara 3 (Santo Spirito), fino a dare la sua vita per generare sua figlia Alice". Un'omelia proseguita con le parole del vangelo di Giovanni, "nessuno ha un amore più grande di chi dà la sua vita", e con la riflessione che "anche i testimoni che Elisa prediligeva, erano testimoni di fede che hanno amato la giustizia, educatori che hanno dato la loro vita: non a caso nell'anniversario della morte di don Pino Puglisi, il sacerdote siciliano ucciso dalla mafia trent'anni fa, aveva postato e inviato la foto del sacerdote beato e martire ai suoi ragazzi e amici".

Un cenno al senso del viaggio che tocca la tappa della vita terrena, con la considerazione che "chi cammina nell'amore cammina verso il Paradiso, che non è certamente il luogo descritto da Dante, ma è una relazione nuova ed eterna con il Padre. L'amore a Dio e al prossimo rende la vita eterna. Le scelte di fede, di politica, cioè di amore alla città, di servizio hanno rafforzato e incanalato l'amore di Elisa come figlia, amica, educatrice e capo scout, promessa sposa, madre. Queste scelte hanno dato sapore alla sua vita, come il sale da sapore alle cose – ci ha ricordato la pagina evangelica di Matteo – e hanno illuminato la sua vita e la vita delle persone che ha incontrato, educato, come la luce illumina la casa. Al momento della sua scelta, della sua partenza, dopo l'esperienza della route in Albania, come capo scout, Elisa scrisse: 'ora so che il servizio non è qualcosa da fare nel tempo libero, ma un modo di porsi nella vita… che non posso costruire la religione su misura, che se la chiesa è imperfetta, è perché è fatta di uomini fragili come me; e so che devo guardare oltre il mio orticello, che faccio parte di una comunità più grande, l'umanità'. Sono parole come un testamento, un testimone che viene consegnato a noi, in questo momento di silenzio, carico di angoscia soprattutto per voi familiari, Albertina, Francesco, Andrea e voi tutti amici. Sono parole di chi oggi fa una seconda partenza verso la casa del Padre, dove la incontreremo anche noi. Sono parole che, come il sale, non perdono sapore e che, come luce, illuminano il nostro cammino, che ci rendono Elisa sempre vicina, sempre in comunione e non lontana".

Infine, la riflessione che "l'amore a Dio e al prossimo genera proprio questo: una comunione di persone, una famiglia, con Dio Padre. Cammina, cammina, cara Elisa e incontrerai questa volta non i laghi e i monti e il mare d'Albania, ma una 'tenda speciale' di un Padre che ti aspetta sulla soglia, dove ha preparato per te un posto. Certamente ti reincontreremo. E guarda questa tua Chiesa, santa e peccatrice, radunata attorno a tua figlia, ai tuoi familiari, ai tuoi amici scout, perché non si stanchi mai di camminare e di scegliere il bene, di amare Dio e il prossimo con tutto se stessi e come se stessi".

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