Amarezza, ma anche voglia di ripartire. E di capire cosa sia successo. Il sindaco, Alan Fabbri, analizza la retrocessione della Spal in Serie C con la delusione che pervade ogni tifoso, ma anche con la lucidità di chi è chiamato - in prima persona - a comprendere i motivi di un fallimento sportivo. Ma non solo. Perché ora è l’intera città a pagare il prezzo di un campionato disastroso.

“Ci sarà tempo per pensare a cosa non ha funzionato – sottolinea - ma sono certo che un confronto con la società sia necessario innanzitutto per poter individuare le responsabilità di questo collasso e, contestualmente, per capire quali sono le intenzioni della dirigenza sulla serie C”. Fin qui parla il primo cittadino. Poi il tono diventa quello dell’appassionato.

“Noi tifosi – incalza - ci siamo aggrappati ad un filo sottile fino all’ultimo momento, dando fiducia ad una squadra che evidentemente non è riuscita a comprendere i grandi sacrifici fatti per arrivare fino alla prima serie. Questo è un boccone impossibile da mandar giù. Dietro questi colori c’è molto di più che una squadra di calcio: c’è tutta la nostra storia e le radici a cui siamo e saremo sempre orgogliosi di appartenere, anche nei momenti di difficoltà come quello di oggi”.

Infine, Fabbri non dimentica chi è sempre stato al fianco della squadra, nelle gioie (poche ultimamente) e nelle avversità (sin troppe): “Permettetemi un ringraziamento alla Curva Ovest e a tutti i tifosi che, nonostante tutto, non sono mai venuti meno al supporto della squadra, anche quando ormai non c’era quasi più nulla da fare - chiosa -. Hanno cantato fino alla fine, a squarciagola, per incitare i giocatori, hanno fatto importanti sacrifici per raggiungerli in tutte le trasferte e preparare le coreografie. Una tifoseria del genere meritava molto di più”.