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L'intervista

Povertà, Rinaldi (Avvocato di Strada): "Insieme all'associazione 'Viale K' riusciamo a proteggere i più fragili"

Lo sportello, da diciassette anni in città, supporta i senza fissa dimora fornendo loro tutela legale

Nel novero delle ricorrenze simboliche, istituite a livello mondiale per sensibilizzare cittadini e governi ad affrontare temi di attualità, c'è un argomento che rimane purtroppo costante nelle cronache. Il 17 ottobre è la data della Giornata internazionale contro la povertà. Nel territorio sono diverse le realtà che tentano quotidianamente di fornire un supporto agli ultimi. E quando si parla di povertà in senso assoluto e di persone sprovviste perfino di quei requisiti minimi per ottenere il gratuito patrocinio in un processo, lo sportello al quale rivolgersi è quello dell'Avvocato di strada. Un servizio attivo a Ferrara da ormai diciassette anni, dedicato alla tutela giuridica dei senza fissa dimora, e spesso in simbiosi con una realtà sociale come Viale K. Delle numerose situazioni di povertà incontrate lungo il proprio percorso abbiamo parlato con chi coordina le attività dello sportello, Raffaele Rinaldi, che è anche direttore dell'associazione Viale K.

Per la Giornata simbolica di lunedì, c'è in programma un progetto specifico?
"Come sportello ferrarese, noi aderiamo alle iniziative promosse dall'Avvocato di strada di Bologna, che organizza una serie di incontri e seminari dal vivo e online su temi particolari. Dal diritto alla salute delle persone senza fissa dimora alla questione della residenza, che io continuo a definire la 'madre' di tutti i diritti".

Perché la residenza è così importante?
"Perché a essa sono collegati una serie di diritti. Intanto, quello alla salute, al di là delle prestazioni al pronto soccorso che sono sempre garantite. E poi ovviamente il diritto al lavoro, e tutto ciò che ne consegue. Perdere la residenza comporta una caduta a cui noi cerchiamo di porre rimedio".

C'è qualche storia che vi è rimasta impressa?
"Qualche anno fa ha bussato allo sportello un signore originario di Ferrara, ma fuori città da diverso tempo. Era rientrato qui, non aveva un posto dove dormire e rovistava fra i cassonetti per cercare del cibo. Aveva perso la residenza del Comune dove era andato a vivere dopo alcuni dissidi con i familiari all'epoca suoi conviventi, che avevano dichiarato che non abitava più con loro. Noi ci siamo attivati e siamo riusciti a fargli ricoscere una residenza a Ferrara. E, grazie anche all'intervento dell'Inps, ha ottenuto una pensione per via del lavoro svolto in un periodo passato della sua vita".

Come funziona la procedura affinché a una persona senza fissa dimora venga riconosciuta la residenza?
"Nella richiesta che si effettua, occorre la concomitanza di un elemento soggettivo, la dichiarazione di vivere in una determinata città, e di un elemento oggettivo, magari supportato da un'associazione che attesta che la persona usufruisce dei loro servizi e, di conseguenza, è presente effettivamente in quel luogo".

Quanti sono gli avvocati che forniscono la tutela?
"Noi, come sportello, facciamo da filtro fra le diverse richieste che arrivano. In alcuni casi, in base ai requisiti, li indirizziamo verso il gratuito patrocinio. Nelle altre circostanze, smistiamo l'attività ai cinque avvocati volontari che collaborano con noi".

Quante sono all'incirca le richieste di tutela che arrivano?
"Sono circa una trentina all'anno. Come detto prima, a volte le seguiamo direttamente e a volte facciamo da sportello informazioni. Ultimamente ci sono capitate questioni di diritto civile, legate a eredità di beni in comproprietà. O di diritto di famiglia, con persone separate, italiane o straniere, che tentano di rintracciare l'ex coniuge. Le storie sono diverse. A noi arriva un fotogramma, e poi cerchiamo di ricostruire".

Quanto è importante il lavoro di 'osmosi' con Viale K?
"Tantissimo. Considerando che chi si rivolge allo sportello non ha strumenti informatici come una connessione, è probabile che magari prima arrivi al dormitorio, o in uno dei sette centri sparsi in provincia. E poi che da lì si ricostruisca la sua storia e si scopra se ha bisogno di una tutela giuridica".

Cosa ha rappresentato il periodo della pandemia?
"Gli accessi ai centri sono stati chiaramente più difficili. L'associazione si è dovuta organizzare per scongiurare focolai, predisponendo una segnaletica scritta in più lingue sui comportamenti da adottare, dai distanziamenti all'uso delle mascherine. Non è stato un periodo semplice. Il Comune e alcune aziende ci hanno fornito del materiale, senza trascurare l'aiuto dei cittadini".

Quali sono le richieste legate alla povertà che arrivano oggi?
"Sono aumentate quelle di nuclei familiari, alle prese con la paura di scivolare sotto la soglia di povertà. Fortunatamente, ci sono gli interventi a monte della Regione che, tramite i Comuni, forniscono alle associazioni buoni per generi alimentari".

L'ultima persona che ha bussato all'associazione?
"Una signora assegnataria di un alloggio aveva bisogno di utensili e pentolame per la cucina. Neanche a farlo apposta, poco dopo, è passato un cittadino che ci ha fornito delle pentole per cucinare".

Un periodo come questo che riflessioni lascia?
"Che il grado di civiltà di una società si misura da quanto ci si prende cura degli altri. E' vero che la pandemia ha tirato fuori alcuni comportamenti sbagliati, eppure c'è chi ha preso consapevolezza di cosa significhi l'isolamento sociale. Isolamento con cui i nostri ospiti si confrontano quotidianamente".  

  
 

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