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Al Libraccio si conclude la rassegna dei 'Libri della Ragione', martedì l'incontro con l'autrice televisiva Vanessa Roghi

'Eroina. Dieci storie di ieri e di oggi' è il titolo del libro che verrà presentato nel corso dell'ultimo appuntamento

Si conclude al Libraccio, in piazza Trento Trieste, il ciclo di appuntamenti targato 'Libri della ragione'. Filo conduttore della rassegna è stato il tema della privazione della libertà. L'ultimo libro che verrà presentato, martedì 7 marzo alle 17.30, è 'Eroina. Dieci storie di ieri e di oggi' dell'autrice televisiva Vanessa Roghi. A dialogare con lei, Michele Ronchi Stefanati e Pino di Pino.

All'interno del testo, la storia di Valentina che ha iniziato a fumare eroina a 13 anni. Era il 2002. Nessuno pensava che l'eroina fosse ancora una minaccia, si diceva che a farsi erano ormai solo i tossicomani sopravvissuti agli anni Ottanta, simbolo di un passato da dimenticare. Oggi Valentina ha 33 anni, è entrata e uscita da dodici comunità terapeutiche, solo per finire in carcere. 

Parte da qui, dalla vicenda di una ragazza come tante, il percorso di ricerca di Vanessa Roghi sul mondo delle cosiddette 'droghe pesanti'. Una storia che inizia alla fine dell'Ottocento, quando i derivati dell'oppio furono salutati come i rimedi definitivi contro il dolore, prima che se ne conoscesse il risvolto dell'assuefazione e della dipendenza, e arriva ai giorni nostri, quando nel 2019, poco prima dello scoppio della pandemia di Covid-19, si è verificata una nuova impennata nel consumo di eroina, dopo quindici anni di calo costante. 

Passando dalla costruzione socioculturale della figura del 'tossico' ai corsi e ricorsi della 'guerra alla droga', fino alla responsabilità delle case farmaceutiche nella nuova crisi degli oppioidi. Sullo sfondo di questo scenario, l'autrice si interroga sulla possibilità di una soluzione diversa, sia dalla politica punitiva adottata da molti Paesi europei, fra cui l'Italia, il cui risultato è che, su 850mila detenuti, il 18% è recluso per uso o possesso di droghe, sia da quella delle comunità terapeutiche, dove l'imperativo è rinunciare di colpo e per sempre alle sostanze. 

Questa 'terza via' si chiama riduzione del danno ed è l'ammissione che, per alcuni, smettere di assumere stupefacenti non è un'opzione praticabile. E' un'alternativa che deve declinarsi sul singolo e soprattutto rinunciare alla stigmatizzazione del soggetto, che serve solo a emarginarlo e condannarlo a una morte 'civile'. Una ricerca appassionata e documentata, che porta nell'inferno della dipendenza dalle droghe. Perché "grazie a una vera e propria epica dei narcos, paradossalmente, del sistema mondiale della droga sappiamo senza dubbio molto di più di quanto sappiamo del 'drogato' vicino a noi".

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