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Letteratura

'Gli ultimi indiani di bonifica', le fatiche degli scariolanti del Po raccontate da Stefano Muroni

Il volume si sofferma sulla memoria della comunità che rese fertili le terre strappate al Grande fiume

Pagine di carta per restituire la memoria di una comunità in costante contatto con la fatica. Stefano Muroni è l'autore del libro 'Gli ultimi indiani di bonifica', edito da Pendragon. A darne notizia è l'attore e fondatore della Scuola d'arte cinematografica Florestano Vancini, attraverso la sua pagina social. "E' il mio libro più bello, quello più intimo e sincero - nato dopo la morte di mio nonno, l'ultimo gigante della Bonifica - dove ho donato il cuore e l'anima, e soprattutto dove ho scritto, dall'inizio alla fine, sotto dettatura di tutti i miei morti.

'Gli ultimi indiani di bonifica. Racconti dalle terre strappate al grande fiume' parla di zolle e sudore, di sciamani e guerrieri, di lacrime e fuochi notturni. Ma soprattutto parla di quei diecimila scariolanti - i nostri padri fondatori, i nostri Adamo ed Eva - che, dal 1872, vennero nel Basso ferrarese per bonificare le terre, rassodarle e renderle fertili, dando vita alla più grande bonifica dell'800", ha spiegato Muroni su Facebook.

Un post per chiarire che il libro "è un 'romanzo di racconti' attraverso cui, corte per corte, leggenda dopo leggenda, lucerna dopo lucerna, stalla dopo stalla, si ripercorre la storia di genti che hanno dato la vita per la costruzione della propria Madre Terra e, come gli indiani, hanno disegnato la loro riserva per viverci per sempre, provando a essere più forti delle rotte, degli straripamenti, del bradisismo".

Una condizione, quella delle esistenze levigate dalla natura e dei temperamenti delle persone condizionati dallo sforzo collettivo richiesto dalla bonifica dei terreni, ricorrente nelle tematiche affrontate dall'autore ferrarese. Anche il suo libro 'Rubens giocava a pallone' del 2021 dedicato alle vicende di Fadini, talento del Grande Torino e originario di Jolanda di Savoia, infatti, era incentrato sulla tenacia di una famiglia e di una comunità temprata dalla bonifica della terra.

Nella narrazione, che assume tratti spesso immaginifici, a trovare spazio sono i personaggi più vari. Da un brigante virtuoso e balbuziente a una lavandaia in preda all'innamoramento, da una bambina che vede la Madonna sopra un olmo a un parroco che rischia la vita per i propri ideali. Un mosaico composto da una ventina di storie antiche e tramandate oralmente, disseppellite dalla polvere del tempo e funzionali a ricostruire le coordinate geografiche ed emozionali di un territorio

 Il Basso ferrarese dove, nel 1872, giunsero circa diecimila 'scariolanti' per bonificare ventiduemila ettari di terreno. Un'epoca ricordata e immaginata attraverso proverbi, previsioni e codici linguistici propri, ideati perfino per dialogare con le stelle. Fra amori nati ai bordi delle risaie, e volti segnati dalla povertà e dall'alcol, la finestra narrativa si affaccia sulle radici di una comunità.

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