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Feris, all'incontro del Forum Ferrara Partecipata cittadini e associazioni esprimono le ragioni del no al progetto

Il dibattito si è svolto all'interno della Factory Grisù, in una sala al piano terra gremita di persone

'Di chi è la città? Il progetto Feris e le retoriche della rigenerazione urbana' è stato il titolo del primo incontro del Forum Ferrara Partecipata, che si è svolto nel pomeriggio di lunedì alla Factory Grisù. Una gremita sala al piano terra ha dunque ospitato cittadini e associazioni contrari al progetto. Al dibattito, moderato dalla giornalista Dalia Bighinati, che ha evidenziato l'intenzione del Forum "di avviare un processo di partecipazione per raccogliere dei punti di vista dei cittadini da portare in un confronto con l'Amministrazione pubblica per quanto riguarda il piano urbanistico della città", si sono alternati diversi interventi.

Francesca Cigala Fulgosi, del Forum Ferrara Partecipata, nella sua relazione introduttiva ha sottolineato che "il Forum fu proposto dalla Rete giustizia climatica a fine settembre per allargare le associazioni ambientaliste, che già dall'estate si erano occupate e preoccupate per questo progetto, ad altre forze sociali e ai cittadini. I nostri obiettivi sono di bloccare il progetto, sensibilizzare e informare i cittadini, e costruire un percorso di cittadinanza attiva che si occupi di pensare che città vogliamo e di pensare come dovrà trasformarsi la città futura. E' un progetto radicalmente sbagliato, non è ambientalmente sostenibile, non è innovativo perché guarda a vecchi modi di pensare allo sviluppo". 

Nel dettaglio dei progetti, "la Caserma è un'area di 34mila metri quadri, patrimonio privato di Cassa depositi e prestiti. Lì verrebbe realizzato uno studentato per 400 posti. Il problema è che le volumetrie aumenteranno perché viene detto che verranno abbattuti 8mila metri quadri di manufatti e verrà costruita nuova edificazione per 10mila metri quadri. Inoltre, 18,5 metri sono tanti piani, e sono molto impattanti. Si continua a cementificare con due nuovi edifici, e aumenterebbero il traffico e l'inquinamento".

Per quanto riguarda "l'area del centro commerciale di via Caldirolo, sono 27mila metri quadri. Alla fine di quest'area verde di 26mila metri quadri, resteranno poco più di 10mila metri quadri di parco. Quindi aumentiamo il cemento di circa 15mila metri quadri. Invece noi dobbiamo togliere cemento per permettere alle acque di defluire. Siamo in una crisi climatica che pretende che non adoperiamo più le vecchie logiche".      

"Il problema di una rigenerazione urbana - ha proseguito Romeo Farinella, docente di Urbanistica a Unife - dovrebbe essere sempre ricondotto a una strategia. Adesso c'è l'esigenza di cambiare modello di sviluppo. Il fatto che si ragioni di un nuovo ipermercato in una zona che peraltro non mi sembra sfornita di superfici commerciali, così come il fatto che si realizzi un parcheggio sotto le Mura, mi pare molto discutibile. Se invece di ragionare su una progressiva riqualificazione di questa parte sud delle Mura, valorizzando ciò che è vuoto e ciò che è verde, mettendoci una superficie che certo non è edificata, però è asfaltata, va da sé che questo patrimonio io continuo a ridimensionarlo".  

"Oggi - ha aggiunto Veronica Tagliati, segretaria generale della Cgil - l'idea della grande superficie di vendita è un modello di sviluppo e del consumo che non è più sostenibile. Non è sostenibile dal punto di vista economico, non è sostenibile nelle condizioni del lavoro. Perché tutti i grandi Paesi eupoei stanno riducendo le superfici di vendita, un po' con la competizione online, ma anche anche perché stanno sviluppando il commercio di vicinato. Abbiamo dati relativi al fatto che, quando si inseriscono nuove superfici di vendita, l'occupazione esistente si ridistribuisce sul territorio. Ferrara ha il doppio di superfici di vendita della media della Regione. Inoltre, con l'inflazione di oggi, non si può pensare di aumentare la capacità di consumo".

  

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