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Sanità

Microcitemia, nel Ferrarese i valori più alti del centro-nord Italia: ne soffre circa il 12% della popolazione

‘Peggio’ fa solo la Sardegna, mentre il resto della nazione rimane staccato. Attenzione, poi, alla talassemia

Ferrara capitale della microcitemia. Non è un primato invidiabile quello che il nostro territorio (insieme al resto del Delta) ha in tal senso. ‘Peggio’, se così si può dire, fa solo la Sardegna, ma il nostro territorio rimane leader nel centro-nord Italia. Secondo i dati emanati dal centro nazionale Microcitemie di Roma, infatti, a soffrire di microcitemia sarebbe il 5% della popolazione. Qualcosa come oltre 3 milioni di persone.

A comandare, come detto, è la Sardegna, in cui il tasso di microcitemia tocca il 13-14%, seguita dalla provincia di Ferrara, appunto, con l’11-12%. Il resto dell’Italia è staccato e, comunque, riguarda principalmente il Sud: Sicilia 8-9% (con valori simili anche per Calabria, Puglia e Basilicata), Campania 6-7% e Lazio 3,5%.

Cos’è la microcitemia

La microcitemia è la condizione di portatore sano della talassemia. È una condizione anemica, a volte anche modesta, che si manifesta con una riduzione del volume dei globuli rossi, presente più o meno costantemente per tutta la vita. Ha caratteristiche analitiche particolari, legate alla natura genetica di questa alterazione: la trasmissione da genitore a figlio, come ereditarietà diretta.

Attenzione alla talassemia

La talassemia, nota anche come anemia mediterranea, è la malattia genetica più diffusa al mondo. È una condizione gravissima che si manifesta quando entrambi i genitori sono portatori di microcitemia, secondo le leggi di Mendel, quindi nel 25% per ogni concepimento. Oggi, invece, si contano 50-60 malati ogni anno, concentrati nelle regioni e nelle città a più alta incidenza di questa alterazione genetica.

La cura principale della talassemia, che inizia nei primissimi mesi di vita, è la terapia trasfusionale. Non sono poche, però, le complicazioni che possono presentarsi. Oggi i pazienti talassemici hanno importanti armi a loro disposizione: è possibile, infatti, praticare trapianti di midollo. Oppure si può fare affidamento sulla terapia genica, con cui si tenta di correggere il difetto genetico nel precursore del globulo rosso.

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