Clima e difesa del territorio, Calderoni: “Serve investire in prevenzione”
Intervento del vicepresidente Anbi nazionale e presidente del Consorzio Bonifica
Riceviamo e pubblichiamo integralmente:
“Gentile Redazione,
quello che è accaduto nei mesi scorsi rende evidente, anche agli occhi degli scettici, che la crisi climatica si presenta con un’alternanza ciclica di siccità e piogge torrenziali capaci di provocare fenomeni estremi come l’alluvione: due facce della medesima medaglia che mettono a repentaglio la sicurezza delle persone e la tenuta sociale ed economica di tutto il Paese.
I nostri nonni hanno ancora negli occhi la tragedia del Polesine che il 14 novembre del 1951 causò oltre 100 vittime, quasi 200 mila sfollati e portò a costi di ricostruzione altissimi. Da quel tragico novembre sono passati 72 anni, non solo un lungo lasso di tempo ma un periodo di profonde trasformazioni grazie alla realizzazione di tante opere idrauliche che hanno reso, almeno in parte, più sicura la penisola.
Finora quelle opere sono state capaci di cambiare i nostri territori, dando alle comunità la possibilità di insediarsi, lavorare, crescere e svilupparsi. Adesso, invece, il cambiamento riguarda l’intensità con cui i fenomeni meteorici si abbattono al suolo ricordandoci, ogni volta, che le infrastrutture idrauliche non sono sufficienti ad affrontare le sfide che il clima ci presenta con sempre maggiore frequenza. Se vogliamo evitare che ogni evento estremo porti a una tragica conta di danni e di vite umane spezzate, non possiamo che investire in prevenzione, facendo nostra l’idea che la salvaguardia del territorio è la prima grande opera pubblica di cui il Paese ha bisogno. Chi afferma che non è stato fatto nulla sbaglia, ma è vero che è mancata finora una visione programmatoria complessiva. Penso alla gestione dei Grandi Bacini come il Po e alla necessità di accelerare l’iter per le opere già approvate, con l’obiettivo di scongiurare che le pastoie burocratiche provochino altri eventi dalle conseguenze devastanti.
Pianificare le opere idrauliche, anche attraverso una parallela semplificazione delle competenze nell’ambito della gestione del reticolo idraulico, è indifferibile perché la storia ci sta ponendo di fronte a sfide sempre più complesse, come testimonia l’alluvione che ha colpito la Toscana. Durante i primi giorni di novembre le zone di espansione progettate per difendere le aree più fragili sono state ben presto colmate da un’onda di piena di gran lunga superiore a quelle che colpì la regione nel 1966. Eventi come questi rendono ancora più evidente l’urgenza di aumentare la capacità stoccaggio delle acque, attraverso la realizzazione di bacini multifunzionali.
Per questo come Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) a livello nazionale abbiamo proposto di realizzare 400 opere che permetterebbero, se finanziate, di fronteggiare la siccità emergenziale e prevenire i fenomeni alluvionali anche in caso di piogge estreme.
Nell’ambito del Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali per la Sicurezza del Settore Idrico promosso dal Ministero delle Infrastrutture, il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara ha candidato progetti per oltre 50 milioni di euro, opere necessarie per rendere più sicuro un territorio bello ma fragile, che darebbero la possibilità, ‘risezionando’ la rete consortile esistente, di aumentare la sua capacità d’invaso per contrastare i possibili rischi determinati dai cambiamenti climatici in corso.
In queste settimane è di grande attualità la discussione sulla Legge di Stabilità con la quale si potranno pianificare e compiere scelte importanti per il nostro Paese. Come ‘Rete dei Consorzi di bonifica’ riteniamo che la prevenzione, con la creazione di opere resilienti ai cambiamenti climatici, sia un investimento necessario per la sicurezza di cittadini e imprese.
Ricordo, in conclusione, che la portata del Po a Pontelagoscuro rilevata lo scorso 6 novembre ha raggiunto i 4554 metri cubi al secondo: un patrimonio idrico che non siamo riusciti a valorizzare perché non c’erano le condizioni per immagazzinare l’acqua. Un’acqua preziosa, cruciale per la crescita del territorio, che semplicemente ci sfugge tra le mani quando scorre, solo perché non abbiamo avuto la lungimiranza di realizzare le opere necessarie a trattenerla. Una mancanza che potrebbe costare caro alla nostra agricoltura se la prossima estate dovesse ritornare la siccità estrema, con le portate del 2022. Credo sia chiaro a tutti, anche agli scettici, che non possiamo più permettercelo”.
Stefano Calderoni, vicepresidente Anbi nazionale e presidente Consorzio Bonifica di Ferrara