rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura

'Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia', una mostra al Meis ripercorre due millenni di storia

In programma un'esposizione di oggetti e documenti che racconta aspetti architettonici, rituali e sociali di una comunità

Una mostra che intreccia storie di città e umanità, espone progetti architettonici, oggetti familiari, prestiti prestigiosi e preziosi documenti da archivi statali e comunità ebraiche: è 'Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia' a cura di Andrea Morpurgo e Amedeo Spagnoletto che da giovedì fino al 17 settembre viene ospitata negli spazi del Meis. La mostra, che ha ricevuto la Medaglia del presidente della Repubblica, prestigioso premio di rappresentanza, gode del sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara e dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane e dell'Ente sostenitore Intesa Sanpaolo.

Patrocinata dalla Fondazione per i Beni culturali ebraici in Italia e della Comunità ebraica di Ferrara e realizzata con il contributo della Fondazione Guglielmo De Lévy, Tper, Hera, Coopalleanza 3.0, Avis e Fondazione Bottari Lattes, l'esposizione approfondisce in modo originale l'aspetto architettonico, rituale e sociale della sinagoga e del cimitero ebraico e, parallelamente, il rapporto tra luoghi sacri, la loro evoluzione e i cambiamenti che ha affrontato l'Italia in oltre duemila anni di storia dell'ebraismo italiano.

"Il nostro è un ritorno a un tema molto caro per il museo: il concetto di casa", ha spiegato il direttore e curatore Amedeo Spagnoletto. "Le sinagoghe, infatti, non sono unicamente destinate alle preghiere - ha continuato - ma sono vere e proprie case della comunità, mentre il titolo della mostra prende in considerazione il nome con cui vengono designati i cimiteri nel mondo ebraico, Battè Chaim, ossia 'Case di vita'. Questi due luoghi, pur con le loro differenze, custodiscono da millenni le esistenze, le storie, i percorsi identitari. A differenza delle dimore private, in questi spazi l'autorappresentazione passa dalla dimensione del singolo a quella comunitaria e, proprio per questo, nella concezione ebraica diviene eternamente viva".

Le sale ricostruiscono un percorso che, attraverso la speciale lente della storia delle architetture, testimonia i momenti più complessi e quelli più felici della presenza ebraica in Italia. Il curatore Andrea Morpurgo ha evidenziato che "affrontare il tema delle architetture ebraiche, sinagoghe e cimiteri, significa confrontarsi con spazi d'identità, in grado di restituirci un affascinante intreccio di racconti e memorie che è parte integrante e inscindibile della storia del nostro Paese".

Dalla sinagoga di epoca romana di Ostia Antica a quelle rinascimentali adibite alla preghiera e allo studio, passando per quelle nascoste negli edifici dei ghetti del sedicesimo secolo, la mostra attraverso disegni, documenti e oggetti straordinari ricostruisce le varie tappe evolutive degli spazi di culto ebraici. Tra le opere in mostra un mahazor (formulario di preghiere) della seconda metà del quindicesimo secolo di area emiliano-romagnola esposto per la prima volta, l'Aron ha-Qodesh di Vercelli, armadio sacro per i rotoli della Torah prodotto in area piemontese nel diciassettesimo secolo all'epoca dei ghetti. E ancora, dopo l'Unità d'Italia, i progetti per la costruzione di nuove monumentali sinagoghe nelle principali città italiane, di cui la più celebre è sicuramente quella di Torino, la Mole Antonelliana, che doveva originariamente ospitare il tempio israelitico.

Anche la vicenda dei cimiteri ebraici in Italia è complessa e travagliata e il suo percorso evolutivo fornisce una chiave di lettura utile a capire il rapporto tra gli ebrei italiani e i detentori del potere nelle diverse epoche: dalle antiche catacombe ebraiche di Roma e Venosa, ai prati o 'ortacci' fuori dalle mura cittadine nel Medioevo, fino ad arrivare ai cimiteri israelitici realizzati a seguito dell'Emancipazione. I riti di sepoltura ebraici non smettono di incuriosire la società, tanto che il pittore Alessandro Magnasco, tra i massimi esponenti dello stile fantastico e grottesco, nel 1720 dipinge un Funerale ebraico, oggi al Musée d'art et d’historie du Judaïsme e in deposito permanente al Musèe du Louvre, che ha concesso l'opera in prestito per la mostra. Tra le opere esposte anche la colonna funeraria di Yehudah Leon Briel del 1772, fra i più illustri maestri dell'Italia ebraica tra Seicento e Settecento proveniente da Mantova, una delle culle della vita culturale, artistica e religiosa ebraica, e un prezioso seggio ligneo rivestito in bronzo che il banchiere e senatore Ugo Pisa commissionò nel 1887 allo scultore Mario Quadrelli per il reparto Israelitico del Cimitero Monumentale di Milano.

"Il nostro auspicio – ha affermato il presidente del Meis Dario Disegni - è che attraverso questa mostra i visitatori possano riscoprire le città italiane sotto una nuova luce, apprezzare luoghi dalla bellezza ancora nascosta ai più, aprire nuove porte della conoscenza e ritrovare ancora una volta (e più vicino di quanto si creda!) un pezzo della propria storia". 'Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia' è accompagnata da un programma di iniziative che coinvolgono tutta la città di Ferrara: grazie alla collaborazione con la Comunità Ebraica sarà infatti possibile, in via eccezionale, visitare le tre sinagoghe della città, destinate ai riti tedesco, italiano e fanese, attualmente chiuse al pubblico, ospitate all'interno dell'edificio in via Mazzini donato alla fine del Quattrocento da Ser Melli agli ebrei ferraresi. Il Meis offrirà inoltre la possibilità di visitare il cimitero ebraico di via delle Vigne, locus amoenus la cui atmosfera unica è stata catturata da Giorgio Bassani nell'immortale 'Il giardino dei Finzi-Contini'. La mostra è accompagnata da un catalogo in italiano e inglese, edito da Sagep con contributi dei più importanti storici dell'architettura e dell'ebraismo.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

'Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia', una mostra al Meis ripercorre due millenni di storia

FerraraToday è in caricamento