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Case famiglia, i sindacati: "Il regolamento approvato avrebbe potuto presentare aspetti migliorativi"

La proposta di Cgil, Cisl e Uil non recepita riguarda l'applicazione dei Contratti collettivi di lavoro

Una nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil ha ricordato che "lunedì 8 maggio, nel corso della seduta della Conferenza territoriale socio sanitaria, è stato approvato il regolamento provinciale per il funzionamento delle case famiglia. A più di quattro anni dall'adozione delle linee guida regionali per la regolamentazione delle case famiglia, frutto di un accordo fra Regione Emilia-Romagna e Cgil, Cisl e Uil, finalmente anche nella nostra provincia, al pari di altre realtà territoriali dell'Emilia Romagna, si approda a un regolamento univoco a valenza provinciale volto a disciplinare il funzionamento delle strutture private caratterizzate da bassa intensità assistenziale". 

Tuttavia, la valutazione di Cgil, Cisl e Uil è che il regolamento "avrebbe potuto presentare aspetti migliorativi, sia in termini di requisiti previsti per la permanenza degli utenti che di previsioni maggiormente stringenti sugli aspetti contrattuali del personale, come da proposte avanzate dal sindacato. Da sempre infatti le case famiglia rappresentano un tema caldo e di forte preoccupazione per Cgil, Cisl e Uil, portatori fin dall'inizio di una richiesta di regolamentazione specifica e di introduzione di meccanismi di controllo effettivi sull'attività messa in campo, a fronte di una modalità totalmente privatistica di erogazione dell'assistenza. A oggi nelle case famiglia (ormai in numero superiore alle cento unità con una capacità ricettiva pari a 6 ospiti l'una) si concentra una fetta importante della risposta alla crescente richiesta sociale di assistenza, a fronte di una popolazione anagraficamente sempre più anziana, che fatica a trovare un riscontro strutturale dentro la rete dei servizi pubblici locali, tanto residenziali quanto domiciliari. Sarebbero in effetti strutture che, a pieno titolo, potrebbero rappresentare una gradualità di assistenza fra il domicilio e la Cra".

Un ulteriore elemento di osservazione per i sindacati è che "a fronte di una domanda di assistenza crescente e incomprimibile, il vuoto di regolamentazione diventa spesso un terreno insidioso e arbitrario di aperta concorrenza, al ribasso o persino irregolare, in contrasto con forme di presa in carico qualificate, nonché regolamentari sotto il profilo delle condizioni lavorative e contrattuali del personale. L'ambito delle case famiglia non di rado restituisce o si presta a innescare situazioni di grave sfruttamento lavorativo, che coinvolgono spesso lavoratrici di origine straniera e che determinano precarietà assistenziale ed esistenziale per le persone accolte in struttura, con situazioni che in certi casi hanno purtroppo conquistato l'onore della cronaca. Per questo Cgil, Cisl e Uil, pur reputando positiva l'adozione di un regolamento unico a livello provinciale, nel corso di un confronto avvenuto durante l'estate scorsa, hanno ritenuto doveroso proporre modifiche aggiuntive, che alla luce di quanto ci è stato riferito in Conferenza territoriale socio sanitaria non sono state recepite".

Il riferimento è "all'applicazione dei Contratti collettivi di lavoro firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative in modo da garantire diritti, salario, orario, formazione, riconoscimento della professionalità ecc. La Conferenza tecnica socio sanitaria, all'unanimità dei suoi componenti, ha invece ritenuto che sia il gestore (ossia le case famiglia) a scegliere quale Contratto di lavoro applicare, rendendo possibile l'applicazione di contratti pirata o non di settore, favorendo così il dumping contrattuale e conseguentemente una competizioni sui costi, a scapito dei tanti lavoratori e lavoratrici che
operano nelle case famiglia e della qualità dell'assistenza offerta agli utenti. E' una scelta che non condividiamo: il riferimento al Contratto collettivo nazionale non compare nemmeno fra gli elementi qualitativi. Cgil, Cisl e Uil scriveranno a tutti i Consigli comunali che nelle prossime settimane saranno chiamati a recepire il regolamento affinché vengano recepite le nostre richieste a tutela del lavoro e del servizio ai cittadini".

Le organizzazioni sindacali hanno aggiunto che "sono consapevoli che molto resterebbe ancora da recepire e da formulare in termini di requisiti e garanzie aggiuntive, anche rivedendo a livello nazionale alcuni aspetti dell'attuale legislazione, ma un segnale va dato anche a livello locale. Continueremo in ogni caso a sollecitare a livello locale attività di sorveglianza, controllo e monitoraggio costanti da parte degli Enti preposti, così come continueremo a farci parte attiva nel vigilare, segnalare e contrastare le criticità di cui verranno a conoscenza, perché i casi di inadempienze contrattuali o di tentativi di sopruso sono davvero tanti, ed è noto a tutti".

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