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Venerdì, 19 Aprile 2024
Agricoltura / Comacchio

Campi distrutti dai daini, la beffa dei mancati risarcimenti: "Le spese per le protezioni ricadono su noi agricoltori"

La denuncia di Robiano Luciani, produttore di radicchio, che attraverso la Cia si rivolge direttamente alla Regione

Attenzione ai daini. Nella zona di Comacchio, attigua al Parco del Delta, infatti, diversi esemplari stanno provocando danni ingenti alle produzioni agricole. E’ quanto denunciato da numerosi operatori della zona che, attraverso la Cia (Confederazione italiana agricoltori).

Ma oltre al danno c’è la beffa, perché a mancare poi sono anche e soprattutto i risarcimenti “a causa – spiegano ancora dall’associazione – di un sistema di norme che non tiene conto delle necessità delle aziende e dei costi necessari per i gestire i dispositivi di protezione”.

“Ho subito danni considerevoli al radicchio – spiega Robiano Luciani, orticoltore comacchiese – provocati dai daini e ho attivato subito la procedura per il risarcimento. L’ispettore della Regione ha riconosciuto l’entità del danno durante il sopralluogo però nel verbale redatto è indicato che non ho attuato tutte le misure necessarie per la difesa dai danni e quindi non avrò diritto al risarcimento”.

Nel rapporto, è sostanzialmente evidenziato che erano presenti i cannoncini ad aria compressa per la dissuasione, ma non la rete di protezione. “Per essere pienamente in regola – prosegue Luciani – avrei dovuto utilizzare una recinzione alta almeno 2 metri; ma la rete poi va spostata, perché non sempre coltivo il radicchio in quel particolare appezzamento. Inoltre, la presenza della rete rende difficoltosa la pulizia dei fossi e lo sfalcio dell’erba e richiede l’acquisto di macchinari appositi, a spese naturalmente di noi produttori”.

In tal senso, Cia chiede che vengano modificati in maniera sostanziale i criteri dei risarcimenti. “Un conto è preservare le specie autoctone – spiega Gianfranco Tomasoni, membro di giunta di Cia Ferrara –, un altro è lasciare che animali privi di antagonisti naturali agiscano incontrollati, senza poi risarcire gli agricoltori perché le maglie per ottenere i risarcimenti sono troppo strette”. 

“Inoltre – incalza Tomasoni - vorrei che venisse considerato l’impatto che avrebbero chilometri e chilometri di reti di metallo e plastica in zone sensibili come quelle a ridosso o all’interno del Parco del Delta. Sarebbe un danno paesaggistico e anche di fruizione turistica enorme. Per tutte queste ragioni chiediamo che si trovi, a livello regionale, un maggiore equilibrio tra esigenze ambientali e quelle di un settore che genera un importante indotto economico”.

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