L'arte e la libertà dei Buskers superano le barriere del carcere con El Kote
Lo spettacolo è stato visto da persone detenute nei diversi circuiti di sicurezza
Dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia, il Ferrara Buskers Festival torna a varcare il cancello della casa circondariale 'Satta' per il tradizionale spettacolo di arte di strada dedicato alle persone detenute.
L’appuntamento ha avuto luogo nell’immenso campo sportivo del penitenziario giovedì in uno dei pomeriggi più caldi di questa estate. La scelta di prevedere uno spazio all’aperto era stata pensata mesi fa, prima di questa ondata di calore, e ha dato dato la possibilità a persone recluse nei diversi circuiti di sicurezza (detenuti comuni, protetti, collaboratori) di poter assistere contemporaneamente allo spettacolo, evento accaduto pochissime volte nella storia recente.
Con l’autorizzazione del Dap e grazie ad un notevole sforzo organizzativo dell'amministrazione, della polizia penitenziaria e dell’area educativa, più di 100 persone hanno potuto essere presenti allo show dell’istrionico artista cileno El Kote che ha divertito e strappato applausi per la sua empatia e per i suoni numeri con diablo, palloni da basket, palloncini e pupazzi.
“Benvenuti al mio spettacolo nella vostra casa - ha esordito il busker stringendo la mano ad ognuno - vengo a regalarvi un po’ della mia energia”. ”Offrire un momento così partecipato è stato un impegno notevole di tutto il sistema carcere - ha sottolineato la comandante capo, Annalisa Gadaleta - ciascuno per le sue responsabilità. L’attenzione è stata massima, sia per il livello di sicurezza sia per contrastare questo caldo. È qualcosa però in cui crediamo, così come per le attività teatro, yoga, calcio, rugby e tanto altro”.
“L’omaggio che il Ferrara Buskers Festival fa alle persone detenute e agli operatori è una tradizione che siamo contenti di riprendere - le parole della direttrice Maria Nicoletta Toscani -. Gli artisti di strada incarnano una delle espressioni massime dell’arte, ovvero la libertà. E portano all’interno di queste mura proprio questa libertà, che chi vive qui dentro può solo sognare. Ma è anche un momento di confronto, un esempio verso il quale i ragazzi detenuti possono tendere nel loro percorso di reinserimento nella società. L’arte può rendere liberi. Io, la comandante Gadaleta e la capo area educativa Anna Maria Romano siamo tre donne che dal punto di vista professionale e umano ci troviamo in questa sinergia educativa”.
Quanto sia durato lo spettacolo è difficile dirlo. Sarà stato il caldo, sarà che in carcere il tempo perde un po’ il senso che si ha fuori e i minuti e le ore sono sostituiti dai giorni e dagli anni. Un eterno presente che però a volte può offrire anche regali come quello che il Buskers Festival ha saputo portare in un luogo che spesso arriva sui giornali solo per le tante problematiche. Un luogo così vicino, ma al tempo stesso così lontano, dal centro città, dove il Festival continua per le prossime sere.