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Polizia penitenziaria

Arginone, agli arresti domiciliari una dottoressa che ha lavorato nel Servizio sanitario in carcere

L'attività di indagine si è svolta in collaborazione con il reparto ferrarese del Comando di polizia penitenziaria e il Nucleo investigativo regionale

Dopo un'attività di indagine durata circa un anno, diretta dal procuratore della Repubblica di Ferrara Ciro Alberto Savino, in collaborazione con il reparto ferrarese del Comando di polizia penitenziaria e il Nucleo investigativo regionale, è giunta nella giornata di lunedì l'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di una dottoressa, che ha lavorato nel Servizio sanitario interno alla casa circondariale di via Arginone.

Dalle attività investigative sono emersi numerosi comportamenti, posti in essere dal medico, che integrerebbero fattispecie di reato. Da quanto si apprende, contrariamente al proprio dovere d'ufficio e in cambio di una somma di duecentomila euro che un detenuto avrebbe dovuto corrispondere, si sarebbe prestata con atti concreti a fare ottenere a un carcerato di giovane età l'incompatibilità con il regime carcerario, certificando patologie suicidarie inesistenti, somministrando farmaci che gli avrebbero cagionato malori, disponendo falsamente certificazione medica di richiesta urgente di visita al pronto soccorso, e attestando falsamente la presenza di propositi suicidari e il tentativo di suicidio dello stesso.

In un'altra occasione, avrebbe ceduto a un detenuto una scorta di circa 240 compresse tra benzodiazepina ed antiepilettici, sottratti all'infermeria dell'Ausl interna, per una successiva assunzione, in assenza di una sua qualsiasi patologia. In una circostanza analoga, avrebbe ceduto pastiglie di farmaci analgesici di tipo oppioide stupefacente. Nei primi mesi del 2022, avrebbe ceduto un telefono cellulare a un detenuto, e avrebbe tentato di consegnarne un secondo.

In altre occasioni e con altri carcerati, avrebbe disposto la richiesta di invio urgente al pronto soccorso, attestando falsamente sintomi e necessità di ricovero in ospedale, in accordo con gli stessi. Compiendo falso ideologico, avrebbe istigato altri detenuti a simulare malori e a indurre in errore altri medici del Servizio sanitario carcerario. Infine, si sarebbe adoperata anche per acquistare un etto di hascisc da consegnare a detenuti all'interno del carcere.

La complessa attività di indagine è stata effettuata attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche, pedinamenti all'esterno, e ricognizioni di prova di vario genere. Un lavoro che ha consentito al procuratore della Repubblica di richiedere la misura cautelare degli arresti domiciliari a carico del medico, disposta con ordinanza dal Giudice per le indagini preliminari Vartan Giacomelli.

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